L’avvento della radio all’inizio del XX secolo aveva già scosso l’industria dei giornali, che temeva di diventare obsoleta di fronte alla possibilità di ricevere aggiornamenti in tempo reale via etere. Ma nel 1938, la minaccia si fece ancora più concreta: l’ industria radiofonica sperimentò un modo per competere con i giornali anche sul loro stesso terreno. Quale? Quello della carta stampata. L’idea? usare le onde radio per trasmettere le notizie durante la notte a un dispositivo speciale presente nelle case degli abbonati, che le avrebbe automaticamente stampate, pronte per essere lette al mattino.
Una visione audace, che avrebbe potuto rivoluzionare il modo in cui le persone si informavano 60 anni prima di internet. Ma si scontrò con limiti tecnologici e pratici non indifferenti. Eppure, c’è qualcosa di affascinante in questa invenzione vintage, l’eco di un futuro immaginato ma mai realizzato, e per questo entra di diritto nella nostra rubrica “il futuro di ieri”.
1934. Quattro anni prima dello sviluppo del dispositivo la rivista Radio-Craft lo anticipava “immaginandolo” così.
I “giornali via radio”: come funzionavano
L’articolo di “Short Wave and Television” del maggio 1938 descriveva nel dettaglio il funzionamento di questo rivoluzionario sistema di distribuzione dei giornali. L’inventore, W.G.H. Finch, aveva sviluppato un metodo per trasmettere via radio testi e perfino immagini, sfruttando le frequenze inutilizzate durante le ore notturne, quando la maggior parte degli americani dormiva. Non era uno scherzo: la Federal Communications Commission (FCC) americana concesse una licenza speciale per effettuare queste trasmissioni tra mezzanotte e le 6 del mattino.
Il processo prevedeva la scansione di foto e testi da parte di un trasmettitore, che inviava impulsi periodici di intensità variabile a seconda del grado di luce o ombra dell’immagine. Questi segnali venivano poi ricevuti da un apparecchio nelle case degli abbonati, dotato di uno stilo che si muoveva avanti e indietro su una carta trattata chimicamente, tracciando linee più o meno spesse a seconda dell’intensità degli impulsi ricevuti. In questo modo, si otteneva una riproduzione fedele di testi, disegni e fotografie. Una roba avanzatissima, che precedeva di 30 anni anche l’avvento di massa del fax (non a caso Finch inventò quello a colori anni dopo, nel 1946).
L’interno del trasmettitore-scanner RCA con immagini e testo posizionati direttamente sul tamburo di scansione
I limiti e le sfide del sistema
Nonostante l’entusiasmo per questa innovazione, i giornali via radio presentavano diversi limiti. Primo, il processo di stampa era lento: ci volevano “alcune ore” per produrre un giornale completo. Il ritmo? Più o meno 15 minuti per pagina. Inoltre, il rumore dell’apparecchio che lavorava nel cuore della notte si conciliava malino con il sonno degli abbonati.
Ma il problema principale, ad ogni modo, non lo immaginereste. Era la mancanza di standardizzazione. Diversi soggetti, non solo Finch e RCA, stavano sperimentando sistemi diversi con tecnologie e formati proprietari. Questa frammentazione avrebbe reso difficile l’adozione su larga scala del sistema, poiché gli abbonati avrebbero dovuto scegliere tra apparecchi incompatibili tra loro. Che dire: storia vecchia come il mondo, ieri ed oggi. E domani?
L’eco di battaglie future
Leggendo oggi di questa invenzione, è impossibile non notare le similitudini con le sfide che l’industria dell’informazione avrebbe affrontato decenni dopo, con l’avvento di internet e del digitale. Le battaglie tra formati proprietari, le discussioni sui paywall dei giornali online, la “cord-cutting” degli abbonamenti televisivi: tutti echi di un futuro che, in qualche modo, era già stato immaginato negli anni ’30 con questi “giornali radio”.
Finch e RCA, inconsapevolmente, anticiparono uno scontro che avrebbe plasmato il panorama mediatico del XXI secolo. Lo scontro tra il desiderio di un accesso immediato e personalizzato all’informazione e la necessità di trovare modelli di business sostenibili per produrre e distribuire contenuti di qualità.
W.G.H. Finch con il dispositivo e uno dei “suoi” giornali
Giornali via radio, il fascino vintage di un futuro mai realizzato
Al di là delle considerazioni tecnologiche ed economiche, c’è qualcosa di affascinante in questa invenzione d’altri tempi. I giornali trasmessi via radio e stampati di notte nelle case: una di quelle visioni del futuro che, pur non essendosi mai pienamente realizzate, hanno il potere di catturare la nostra immaginazione. Un po’ come un navigatore a fosfori verdi anni e anni prima del GPS, no?
C’è una certa poesia nell’idea di onde radio che viaggiano nell’etere notturno, portando con sé notizie da stampare su carta nel silenzio delle case addormentate. Una poesia fatta di ingranaggi, valvole e segnali elettrici, ma anche di sogni, speranze e immaginazione. Osservare le illustrazioni dell’epoca, con le loro forme arrotondate e i dettagli art déco, è come sbirciare in un mondo alternativo, un’ucronia in cui i giornali radiotrasmessi sono lo standard per l’informazione domestica. Un luogo del tempo in cui le notizie arrivano ancora calde di stampa sulla nostra scrivania ogni mattina, portate non da un fattorino, ma dalle invisibili onde dell’etere.
Un’invenzione che parla del suo tempo
Questa storia ci offre uno scorcio affascinante su un’epoca di grandi speranze e rapidi cambiamenti tecnologici. Un’epoca in cui la radio, il mezzo di comunicazione più dirompente del momento, sembrava in grado di rivoluzionare ogni aspetto della vita, compreso il modo in cui le persone si informavano.
Rileggere metaforicamente questi giornali, con il loro fascino vintage e le loro promesse non mantenute, può aiutarci a recuperare un po’ di quello spirito visionario. Può ricordarci che, anche quando le nostre previsioni si rivelano sbagliate, il vero valore dell’innovazione sta nel suo potere di ispirare e di farci sognare sempre, come in quel telefilm di Gary Hobson, di aprire “il giornale di domani”.
L’articolo 1938, giornali stampati a domicilio: quando la radio sfidò l’editoria (e perse) è tratto da Futuro Prossimo.
Il futuro di ieri, invenzioni