34 Topi OGM avvicinano la de-estinzione del mammut lanoso Futuro Prossimo

34 Topi OGM avvicinano la de-estinzione del mammut lanoso Futuro Prossimo

Piccoli, pelosi e stranamente affascinanti. I “topi lanosi” creati nei laboratori di Colossal Biosciences sembrano usciti da un film di fantascienza, ma rappresentano molto più di un curioso esperimento genetico. Sono la prova tangibile che la de-estinzione (quel campo controverso che mira a far rivivere specie scomparse) sta compiendo passi concreti.

Quando ho visto le prime immagini di questi roditori dalla pelliccia folta e ondulata, ho provato un misto di meraviglia e inquietudine. Non stiamo solo parlando di topi carini con un pelo particolare; stiamo assistendo a una dimostrazione di principio che potrebbe portare, nel giro di pochi anni, alla “resurrezione” di un gigante che calpestava la tundra migliaia di anni fa. Il mammut lanoso potrebbe tornare a camminare sulla Terra, e tutto inizia da questi piccoli esserini pelosi.

La strada verso il passato passa per il laboratorio

Non si tratta di pura fantascienza, ma di un programma di ricerca strutturato che utilizza tecnologie all’avanguardia. Questi topi rappresentano un importante banco di prova prima di tentare modifiche genetiche più complesse sugli elefanti, i parenti viventi più prossimi ai mammut. Il team di Colossal, guidato dalla direttrice scientifica Beth Shapiro, ha identificato 10 geni di interesse che potrebbero conferire caratteristiche “mammutiane” e li ha modificati utilizzando la tecnologia CRISPR e altre tecniche di editing genetico.

Mi colpisce particolarmente l’approccio pragmatico: gli scienziati non stanno cercando di ricreare esattamente un mammut, ma puntano a quella che chiamano “de-estinzione funzionale”. L’obiettivo è sviluppare un elefante adattato all’Artico che possa sopravvivere in un habitat simile a quello del mammut e svolgere funzioni ecologiche analoghe. Un esempio di ingegneria ecologica che mira non alla perfezione storica ma all’utilità ambientale.

Le ragioni di questo approccio sono principalmente pratiche. Il DNA recuperato dai mammut congelati è antico e frammentario; inoltre, tra mammut ed elefanti esistono 200 milioni di anni di divergenza evolutiva rispetto ai topi, il che rende impossibile un semplice “copia e incolla” genetico. Questo approccio pragmatico mi sembra più sensato di una utopistica ricerca di purezza genetica.

Piccoli topi, grandi questioni

Da questi esperimenti sono nati 34 cuccioli con varie combinazioni di modifiche genetiche. Tutti apparentemente sani, ma il lavoro è appena iniziato. Nei prossimi mesi, i ricercatori sottoporranno questi roditori a vari test (diete diverse, esposizione a temperature variabili) per verificare se oltre all’aspetto lanoso hanno acquisito anche adattamenti metabolici e fisiologici utili in ambienti freddi.

“È un importante proof of concept per la reintroduzione di varianti genetiche estinte in gruppi di animali viventi”, afferma Linus Girdland Flink dell’Università di Aberdeen, non coinvolto nel progetto.

La vera domanda, tuttavia, non è se possiamo farlo, ma se dovremmo. La de-estinzione solleva questioni etiche profonde che vanno ben oltre l’aspetto tecnico. Possiamo davvero prevedere come questi animali “risorti” interagiranno con ecosistemi che sono evoluti in loro assenza per migliaia di anni? E come risponderemo noi umani alla loro presenza?

Da topi a mammut: timeline ottimistica o hubris?

Colossal ha dichiarato che prevede di creare un mammut lanoso entro il 2027-2028. Considerando che il periodo di gestazione di un elefante è di 22 mesi, questo significherebbe impiantare un embrione modificato in una madre surrogata entro il prossimo anno. Una timeline che molti esperti considerano irrealisticamente ottimistica.

Mi fa sorridere che la data prevista sia già slittata di un anno, e che la società avesse inizialmente sperato di resuscitare anche il tilacino entro il 2025. Come nota sarcasticamente Kevin Daly, paleogenetista del Trinity College di Dublino, la nascita di un mammut lanoso è probabilmente più vicina a un decennio di distanza che a tre anni.

Ma al di là della timeline, ciò che mi lascia perplesso è la certezza con cui si parla dei possibili benefici ecologici. Come sottolinea Daly:

“Sarebbe presuntuoso pensare di avere una comprensione completa di ciò che l’introduzione di una specie come il mammut potrebbe fare a un ambiente.”

Oltre il mammut: de-estinzione, conservazione e innovazione

Il lavoro di Colossal non si limita ai mammut. L’azienda sta lavorando anche alla de-estinzione del dodo e del tilacino, ma ciò che trovo più promettente sono i progetti collaterali focalizzati sulla conservazione di specie esistenti a rischio.

Prendiamo il piccione rosa delle Mauritius, parente genetico del dodo, la cui popolazione si è ridotta due volte a circa 10 individui nell’ultimo secolo. O il caso particolarmente toccante degli honeycreeper hawaiani, minacciati dall’introduzione della malaria aviaria. Shapiro e colleghi sperano di utilizzare le stesse tecnologie per reintrodurre diversità genetica o resistenza alle malattie in queste popolazioni vulnerabili.

Questi progetti di “conservazione avanzata” mi sembrano potenzialmente più utili nell’immediato rispetto alla resurrezione di specie scomparse da millenni. Rappresentano un utilizzo della tecnologia che lavora con l’evoluzione piuttosto che cercare di invertirla.

De-estinzione: il passato come risorsa, non come feticcio

In un certo senso, come dice Girdland Flink, “il passato è una risorsa che può essere sfruttata”. Ma c’è una differenza sottile tra utilizzare la comprensione del passato per aiutare il presente e cercare di ricreare il passato stesso.

Quando guardo questi topi lanosi, non posso fare a meno di chiedermi se stiamo assistendo a un trionfo dell’ingegnosità scientifica o a un esempio di quello che Michael Crichton descriverebbe come scienziati “così preoccupati di vedere se potevano farlo che non si sono fermati a pensare se dovevano farlo”.

La de-estinzione sta camminando su un crinale sottile tra innovazione e hubris. E noi siamo qui, a osservare piccoli topi lanosi, cercando di immaginare che futuro ci aspetta quando cominceranno a camminare sulla Terra animali che appartengono al passato.

L’articolo 34 Topi OGM avvicinano la de-estinzione del mammut lanoso è tratto da Futuro Prossimo.

Tecnologia, Genetica 

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