L’agricoltura verticale, con le sue torri scintillanti e le sue promesse hi-tech, sembra uscita da un film di fantascienza. Questo approccio innovativo all’agricoltura sta crescendo in valore sul mercato globale e si prevede che raggiungerà i 22 miliardi di euro entro il 2029 . Dietro le cifre, però, si celano realtà e sfide che spesso sfuggono all’occhio inesperto.
Come sempre, anziché concentrarsi sulla protopia e gli aspetti pratici, l’informazione polarizzante il dibattito. In giro si parla di cose troppo brutte, o troppo belle per essere vere. Vediamo insieme quattro miti comuni sul vertical farming che rivelano un quadro più sfumato e complesso di idroponica, aeroponica, acquaponica.
Mito 1: L’agricoltura verticale dominerà il settore agricolo
Dominerà il settore agricolo?
Uno dei primi equivoci da sfatare è che l’agricoltura verticale sia destinata a soppiantare l’agricoltura tradizionale. In realtà, al momento risulta economicamente vantaggiosa solo per una gamma limitata di colture, come lattuga e ortaggi a foglia verde, che crescono rapidamente e hanno un alto valore di mercato.
Sebbene ci si aspetti che i costi diminuiscano grazie alle economie di scala e alla standardizzazione dei processi, permettendo di coltivare una varietà più ampia di piante, probabilmente l’agricoltura verticale non potrà mai competere con la produzione alimentare globale in termini di scala.
Mito 2: L’agricoltura verticale nutrirà il mondo
Nutrirà il mondo?
Un’altra idea seducente ma irrealistica è che l’agricoltura verticale possa risolvere da sola il problema della fame nel mondo. Attualmente, come detto, la maggior parte delle colture coltivate in verticale viene venduta a un prezzo premium, a causa degli elevati costi di produzione e dell’infrastruttura necessaria.
Sebbene alcuni modelli di business innovativi, come quello “Robin Hood” (che prevede di far pagare di più i clienti più abbienti per offrire sconti ai meno fortunati) possano migliorare l’accessibilità, l’agricoltura verticale resta per ora un’opzione di nicchia. Niente proclami, occupiamoci piuttosto di sviluppare soluzioni.
Mito 3: L’agricoltura verticale non è sostenibile
Non è sostenibile?
Ancora un mito da sfatare, stavolta di segno negativo. Quello che l’agricoltura verticale sia insostenibile a causa del suo consumo di energia elettrica. Anche questa è una foto momentanea: con una rete energetica decarbonizzata e basata al 100% su fonti rinnovabili, questo punto diventa discutibile. Molte aziende di vertical farming già si riforniscono da fornitori di energia verde.
Non solo: l’agricoltura verticale può essere più sostenibile di quella tradizionale sotto altri aspetti. È un sistema a circuito chiuso che riutilizza acqua e fertilizzanti, evitando gli sprechi e l’inquinamento associati all’agricoltura convenzionale.
Mito 4: L’agricoltura verticale non è naturale
Non è naturale?
Questo è il migliore di tutti. Quello che mi manda al manicomio quando lo leggo in qualche commento. C’è chi sostiene che l’agricoltura verticale sia “innaturale”. Amici, perdonatemi, la naturalezza è un concetto soggettivo. Il vertical farming utilizza la tecnologia per replicare processi ed ambienti già presenti in natura, senza assolutamente manipolarli: senza assolutamente o stravolgerli.
Le luci LED mimano la luce solare per favorire la fotosintesi. I nutrienti usati contengono gli stessi elementi nutritivi presenti nel suolo. L’unica differenza è che questi elementi sono forniti in modo più controllato ed efficiente.
Un alleato, non un sostituto
In sintesi: l’agricoltura verticale non è una panacea che salverà il mondo o sfamerà i poveri, ma un metodo complementare per produrre cibo più vicino ai consumatori, con maggiore controllo e una migliore efficienza nell’uso del suolo.
Incorporando queste tecnologie nella transizione verso pratiche agricole più rigenerative e basate sulla natura, l’agricoltura verticale può contribuire a costruire una maggiore stabilità nel nostro sistema alimentare, riducendo la vulnerabilità agli eventi meteorologici estremi e alle crisi politiche internazionali.
Al momento è limitata nelle colture che può produrre in modo economicamente vantaggioso, ma ha il potenziale per portare benefici ambientali più ampi. È un alleato prezioso, non un sostituto, dell’agricoltura tradizionale, e insieme possono contribuire a plasmare un futuro alimentare più sostenibile e sicuro per tutti.
È così complicato da capire?
L’articolo Agricoltura verticale: quanto ne sapete? 4 miti da sfatare è tratto da Futuro Prossimo.
Tecnologia, Agricoltura, vertical farms