Un team di ricercatori dell’Università di Fudan a Shanghai ha raggiunto l’impensabile: rianimare con successo organoidi di cervello umano che era stato congelato per ben 18 mesi. Questa impresa pionieristica, realizzata utilizzando un nuovo metodo di crioconservazione chiamato MEDY, infrange ogni precedente record nel campo criogenico, e apre un mondo di possibilità per il futuro delle neuroscienze e dell’esplorazione spaziale.
La notizia ha innescato discussioni e dibattiti feroci sulle implicazioni della scoperta. Alla fine, la domanda è sempre quella: la crionica è una speranza per il futuro o un sogno impossibile?
Per chi non sappia cos’è la crionica
La crionica, la pratica di conservare il corpo o il cervello umano a temperature estremamente basse dopo la morte, è stata a lungo un tema affascinante nella fantascienza. L’idea di poter “congelare” un individuo fino a quando non si troverà una cura per la sua malattia o fino a quando non si raggiungerà una destinazione lontana nello spazio, ha catturato l’immaginazione di molti. Tuttavia, fino ad ora, la crionica è rimasta più un concetto teorico che una realtà pratica. Ed è il motivo per cui ho fatto scadere qualche anno fa il dominio crionica.it di cui ero proprietario. Chissà, forse un giorno me ne pentirò, ma era un argomento un po’ troppo di nicchia anche per i miei gusti. Le fonti consultate tracciavano una prospettiva di 50-70 anni. Ora, dopo questa scoperta potremmo anticipare questa previsione.
La svolta dell’Università di Fudan potrebbe cambiare tutto questo. Dimostrando che un cervello umano può essere conservato e rianimato dopo un periodo così lungo, il gruppo guidato da Zhicheng Shao ha aperto la porta a una serie di possibilità entusiasmanti. Potremmo essere sull’orlo di un’era in cui le malattie terminali non saranno più una condanna a morte, in cui i viaggi interstellari diventeranno una realtà, in cui la morte stessa potrebbe non essere più uno “stato permanente”.
In cosa consiste il metodo criogenico MEDY?
Organoidi cerebrali scongelati mostrati tramite una tecnica di imaging chiamata colorazione con immunofluorescenza.
Nello studio pubblicato su Cell (ve lo linko qui) i ricercatori dettagliano MEDY, il nuovo metodo criogenico per congelare il tessuto cerebrale umano senza danneggiarlo. Questo metodo combina varie sostanze chimiche, tra cui metilcellulosa, glicole etilenico, DMSO e Y27632, che interferiscono con i processi che causano la morte delle cellule durante il congelamento. Usando MEDY, i ricercatori sono riusciti a congelare e scongelare con successo organoidi cerebrali e campioni di tessuto cerebrale umano, mantenendo la loro struttura e funzione.
Questo metodo apre nuove possibilità per studiare le malattie neurologiche e, in futuro, per congelare interi cervelli umani.
I dilemmi etici della crioconservazione umana
Come sempre, le prospettive offerte da questa scoperta sollevano anche diverse questioni etiche e filosofiche. Se diventa possibile “congelare” un essere umano e riportarlo in vita in un’epoca futura, che significa questo per la nostra comprensione della vita e della morte? Se un individuo può essere “risvegliato” secoli (teoricamente addirittura millenni) dopo la sua morte fisica, la sua identità e la sua coscienza rimarranno intatte?
Ancora: molte tradizioni religiose e filosofiche considerano l’anima come un’entità distinta dal corpo fisico, che sopravvive dopo la morte. Se diventa possibile rianimare un corpo o un cervello umano dopo la morte, cosa ne è dell’anima? Sarà anch’essa “congelata” e “risvegliata”, o la crioconservazione segnerà una separazione definitiva tra corpo e spirito?
L’impatto sulla società e sull’individuo
Al di là di queste questioni metafisiche, la prospettiva della crioconservazione umana solleva anche interrogativi più pratici. Se questa questo “mondo criogenico” diventerà ampiamente disponibile, chi potrà accedervi? Sarà un lusso riservato ai ricchi e ai potenti, o sarà un diritto per tutti? E se una persona sceglie di farsi crioconservare, quali saranno le implicazioni per la sua famiglia e i suoi cari?
Ancora altre domande per voi, da discutere sui nostri canali social: se un numero significativo di persone sceglierà di “aspettare” un futuro migliore, quale sarà l’impatto sulla società? Assisteremo a un esodo di massa (non nello spazio, ma nel tempo) verso il futuro, con intere generazioni che scelgono di “saltare” il loro periodo? O il percorso criogenico rimarrà una scelta di nicchia, con pochi coraggiosi pionieri che si avventureranno nell’ignoto?
Il futuro è criogenico?
La svolta dell’Università di Fudan ci ha portato un passo più vicini a un futuro che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile. Come suggerisce Liu Cixin in “Il problema dei tre corpi” (lo avete letto? Almeno avete seguito la serie?) il futuro della nostra specie risiede davvero tra le stelle. Forse un giorno le navi stellari solcheranno la galassia, con equipaggi di pionieri crioconservati che si risveglieranno in mondi lontani.
O forse, come suggeriscono alcuni filosofi, la vera immortalità non risiede nella preservazione del corpo fisico, ma nella trascendenza dell’anima.
L’articolo Infranto record criogenico, team rianima tessuto cerebrale dopo 18 mesi è tratto da Futuro Prossimo.
Medicina, cervello