Nella corsa globale alle materie prime critiche la Regione Lazio ha deciso di giocare la carta che non ti aspetti: quella della spazzatura elettronica. Con il progetto INSPIREE, la regione si appresta a diventare il pioniere europeo nel recupero di terre rare da magneti esausti. Una rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare le carte in tavola nella partita geopolitica delle risorse strategiche.
Materie prime critiche, una miniera urbana nel cuore del Lazio
Chi l’avrebbe mai detto che il futuro dell’Europa potesse nascondersi in un vecchio hard disk? Eppure, è proprio qui che il Lazio ha deciso di cercare la sua fortuna. A Ceccano, tranquillo comune in provincia di Frosinone, sta per nascere qualcosa di straordinario: un impianto all’avanguardia per il recupero di materie prime critiche da rifiuti elettronici.
Il progetto INSPIREE è una vera e propria sfida al modo in cui pensiamo alle risorse. Qui, vecchi computer e motori elettrici non sono più rifiuti da smaltire ma preziose miniere urbane da cui estrarre terre rare come neodimio, praseodimio e disprosio. Elementi dal nome impronunciabile, ma dal valore inestimabile per l’industria moderna.
La risposta italiana alla sfida europea
Perché tutto questo fermento intorno a queste materie prime critiche? La risposta è semplice, e la racchiudo in una sola parola: indipendenza. L’Europa si è resa conto di dipendere troppo da paesi terzi per l’approvvigionamento di questi materiali fondamentali. E quando si parla di dipendenza in geopolitica, le cose si fanno serie.
La Commissione europea ha dichiarato un’urgenza nell’affrontare la dipendenza europea dal resto del mondo di materie prime critiche in sempre più settori.
Il Governo italiano non è rimasto a guardare. Ha recentemente approvato il decreto legge “Materie prime critiche”, recependo il regolamento Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea. In altri termini: sarebbe bello “metterci in proprio” invece di continuare a fare la spesa al supermercato globale delle risorse. Non è detto che ci riusciamo, ma le intenzioni ci sono, e sembrano ottime.
La bellissima Ceccano. Immagini: Depositphotos
Come funziona il processo?
Si parte dal disassemblaggio dei magneti, operazione che richiede la precisione di un chirurgo e la pazienza di un santo. Poi si passa alla fase due: quello che coinvolge le terre rare. Vale a dire il recupero di ossalati di REE (Rare Earth Elements) tramite idrometallurgia.
Non preoccupatevi se questi termini vi suonano come aramaico antico. L’importante è che il processo sia a bassissimo impatto ambientale. Perché salvare il pianeta inquinandolo (a proposito: sapete cosa succede a piantare alberi in città senza intervenire anche sulle emissioni?) sarebbe un po’ come curare un’emicrania a martellate.
Numeri da capogiro
Passiamo ai dati, perché sono loro a dare la vera misura di questa impresa. L’impianto di smontaggio potrà trattare 1.000 tonnellate all’anno di rotori elettrici. Quello idrometallurgico, non da meno, potrà gestire 2.000 tonnellate annue di magneti permanenti. Il risultato? Circa 500 tonnellate all’anno di ossalati di REE.
Per rendervi conto di cosa significhi, pensate che questa quantità è sufficiente per far funzionare un milione di hard disk e laptop, più 10 milioni di magneti permanenti per l’automotive elettrico. È come se ogni anno, da un mucchio di rottami, riuscissimo a ricavare una piccola città tecnologica.
Un momento della presentazione del progetto.
Un’alleanza di menti brillanti
Itelyum, l’azienda capofila, ha messo insieme un dream team dell’economia circolare. C’è EIT Raw Materials, il più grande consorzio nel settore delle materie prime a livello mondiale. C’è Erion, esperto nella gestione dei rifiuti e nella valorizzazione delle materie prime seconde. E poi Glob Eco, con la sua esperienza nel trattamento di RAEE, e l’Università degli studi dell’Aquila, che ha sviluppato e brevettato la tecnologia idrometallurgica.
E la Regione Lazio, che citavo a inizio articolo? Non sta certo a guardare. Come hanno sottolineato l’Assessore al Bilancio e Programmazione Economica Giancarlo Righini e il Capo Segreteria Pietro Stabile, il Lazio si candida a diventare un vero e proprio campione di green economy. L’obiettivo? Coniugare sviluppo del territorio, protezione ambientale e attenzione alla comunità.
Materie prime critiche, un futuro circolare
Mentre il progetto INSPIREE prende il via, non possiamo fare a meno di chiederci: è questo il futuro? Un mondo in cui i nostri rifiuti elettronici diventano la materia prima per le tecnologie di domani? Spero di si, forse si. Probabilmente si.
Il vero tesoro non è quello che estraiamo dalla terra, ma quello che riusciamo a recuperare da ciò che abbiamo già usato. INSPIREE ci ricorda che a volte, per andare avanti, bisogna imparare a guardare indietro. In quel mucchio di rifiuti elettronici potrebbe nascondersi il seme del nostro futuro. Un futuro più verde, più sostenibile e, forse, un po’ più saggio.
L’articolo INSPIREE, materie prime critiche e terre rare rivivranno nel cuore del Lazio è tratto da Futuro Prossimo.
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