“Clic, clic, clic.” Il suono di un mouse che si muove sullo schermo, ma le mani del paziente sono immobili. È la “magia” della tecnologia neurale di Neuralink, che ora conterà il suo secondo “pioniere cerebrale”. Elon Musk sorride, le magnifiche possibilità del mezzo si moltiplicano: e con esse, chiaramente, anche le domande etiche.
Il cervello come joystick: la scommessa neurale di Musk
Elon Musk non si ferma mai. Come se Tesla, Boring Company, SpaceX e X (con annessa campagna a sostegno di uno dei candidati alla Casa Bianca) non bastassero, si è lanciato da tempo nella sfida più ambiziosa di tutte: hackerare il cervello umano. Con Neuralink, la sua startup di tecnologia neurale, il tycoon americano sta cercando di trasformare i nostri pensieri in comandi digitali. E sembra che ci stia riuscendo, pur tra alti e bassi.
Il secondo paziente ha appena ricevuto l’impianto cerebrale: un chip grande quanto una moneta, con 1.024 elettrodi più sottili di un capello. Roba da far sembrare i microchip dei nostri smartphone dei dinosauri tecnologici. Ma funziona davvero? Musk dice di sì, e chi siamo noi per dubitare del tizio che vuole colonizzare Marte (più o meno)?
Dalla paralisi al gaming: il primo trionfo
Noland Arbaugh
Il primo paziente “impiantato”, Noland Arbaugh, si diceva entusiasta “nonostante tutto” dopo i primi 100 giorni di interfaccia cervello-computer. Non posso dargli torto: è passato dal non poter muovere un dito a sfrecciare su Mario Kart usando solo il pensiero. Come dire, dalla sedia a rotelle al podio virtuale. Chiaramente non è tutto rose e fiori: alcuni elettrodi si sono disconnessi, riducendo le capacità del chip. Un promemoria del fatto che bisogna sempre procedere per gradi, con cautela.
I progressi sono buoni e il paziente sembra essersi ripreso completamente, senza effetti negativi di cui siamo a conoscenza. Il paziente è in grado di muovere il mouse sullo schermo semplicemente pensando.
Elon Musk
Tradotto: il paziente sta bene e può giocare a Civilization VI con la mente. Non male per qualcuno che fino a poco fa non poteva nemmeno grattarsi il naso.
Il prezzo del progresso
Se c’è un lato oscuro in questa storia luminosa, e c’è, riguarda il trattamento degli animali da laboratorio. Scimmie con “diarrea sanguinolenta” e “paralisi parziale”? Non proprio il paradiso delle cavie. Musk assicura che Neuralink fa del suo meglio per il benessere degli animali. Speriamo solo che il prossimo passo non sia un “Planet of the Apes” neurale.
Il futuro è qui, ed è neurale. Potremmo presto vedere persone paralizzate camminare di nuovo, o addirittura umani che si connettono direttamente a internet. Mentre il secondo pioniere (di cui presto sapremo vita e miracoli) sogna una “simbiosi più stretta tra intelligenza umana e digitale”, il resto di noi si chiede: siamo pronti a diventare cyborg?
E soprattutto, chi controllerà l’interruttore?
L’articolo Neurale e audace: Neuralink “impianta” il suo secondo paziente è tratto da Futuro Prossimo.
Tecnologia, Neuralink