Cosa vediamo veramente quando guardiamo le stelle? Da millenni l’umanità proietta nel cielo notturno le sue paure, speranze e fantasie. Anche oggi, in tempi di inquinamento visivo e satelliti “invadenti”, l’immaginario sugli alieni è ancora uno specchio in cui ci riflettiamo, rivelando più su noi stessi che su ipotetiche forme di vita extraterrestre.
L’invasione silenziosa dell’immaginario
Robert Smith, storico dello spazio dell’Università dell’Alberta, è convinto che gli alieni abbiano già vinto. No, non sta parlando di una vera invasione (almeno credo). Si riferisce al fatto che gli extraterrestri hanno conquistato la nostra immaginazione. E basta dare un’occhiata alle manifestazioni artistiche, o alla programmazione TV di una serata qualsiasi per rendersi conto che sono praticamente onnipresenti.
Da Epicuro ad “Alien” è un viaggio che dura da millenni. L’ossessione umana per gli alieni non è certo una novità del XXI secolo. Già nell’antica Grecia, i filosofi speculavano sull’esistenza di altri mondi. E nel II secolo d.C., Luciano di Samosata scriveva quella che è considerata la prima opera di fantascienza: una satira sugli abitanti del sole e della luna in guerra per colonizzare Venere. George Lucas, stai a piedi. Sembra che l’idea di conflitti interplanetari non sia poi così moderna, eh?
E vogliamo parlare della Chiesa Cattolica medievale? Sorprendentemente aperta all’idea degli alieni. Nelle università dell’epoca, si discuteva seriamente della possibilità di altri mondi come manifestazione del potere divino. Chi l’avrebbe mai detto che teologia e fantascienza potessero andare così d’accordo?
E poi il ‘bestseller’ che cambiò tutto
Nel 1686, Bernard le Bovier de Fontenelle pubblicò “Conversazioni sulla pluralità dei mondi”, considerato il primo blockbuster scientifico della storia. Questo libro rese l’idea di vita extraterrestre estremamente popolare tra la gente comune. Oggi diremmo “virale”. Pensate che è ancora in stampa oggi, dopo quasi 100 edizioni. Un successo che farebbe impallidire perfino J.K. Rowling.
Pausa: lo specchio extraterrestre
Interrompo la trattazione storica per tornare al fulcro di questo articolo. Smith sostiene che l’alieno sia diventato una sorta di specchio per l’umanità. Come dargli torto? Studiando come le persone immaginano gli extraterrestri, possiamo capire molto su ciò che pensiamo significhi essere umani. È proprio come quando ti guardi allo specchio la mattina, solo che invece di vedere la tua faccia assonnata, vedi un Grigio con gli occhi enormi che ti fissa. Ne riparliamo alla fine, per ora chiudo la parentesi e ripartiamo con la storia dall’800.
La grande disputa del XIX secolo
Il dibattito sugli alieni si fece ancora più acceso nel XIX secolo, con una vera e propria battaglia intellettuale tra lo scienziato David Brewster e il filosofo William Whewell. Questa disputa generò una montagna di letteratura, incluso il celeberrimo “La Guerra dei Mondi” di H.G. Wells, che chiuse il secolo “col botto”, nel 1897, quasi lasciando un “teaser” del secolo successivo. Che poi, a pensarci bene, è un po’ come se due professori di oggi litigassero su Twitter e il risultato fosse un nuovo franchise di “Star Wars”.
Ma non era solo intrattenimento. Wells usò l’invasione aliena come metafora del colonialismo britannico, chiedendosi cosa sarebbe successo se i marziani avessero trattato l’Inghilterra come gli inglesi trattavano la Tasmania. Un ribaltamento di prospettiva che dimostra (vedete?) come l’immaginario alieno possa essere uno strumento potente per riflettere sulle questioni sociali e politiche del nostro tempo.
L’era spaziale: quando la fantasia ha visto meno da lontano la realtà
Con l’inizio dell’era spaziale, l’interesse per gli alieni raggiunse nuove vette. Smith ci ricorda che gli americani celebrarono il loro bicentenario lanciando una missione per cercare vita su Marte (Viking 1 nel 1976). Festeggiate anche voi il compleanno andando a bussare alla porta del vicino per vedere se è un alieno?
Da quel punto in poi, l’immaginario sugli alieni è finito fuori controllo. Da “l’invasione degli ultracorpi” a “Incontri ravvicinati del Terzo tipo” (immenso), da “Alien” a “X-Files” gli extraterrestri che vivono nella nostra immaginazione da millenni hanno invaso ogni angolo della cultura popolare.
Di più. Sono diventati così onnipresenti che a volte ci dimentichiamo quanto sia strana l’idea di base: stiamo parlando di creature che non abbiamo mai visto. Poi pensi alle religioni e ti dici: ok, ok, non è così strana.
Si, ma alla fine, immaginario a parte, questi alieni esistono o no?
E lo chiedete a me? Negli ultimi anni il Pentagono “lavora” sugli UFO (pardon, ora si dice UAP) come non mai. Chiedete a loro. Io, alla fine di tutto questo, cosa posso dire sul credere o non credere agli alieni? Io al massimo posso cantarvi una canzone. O meglio, citare il grande Arthur C. Clarke: “Esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti.”
Una conclusione che lascia spazio a infinite speculazioni… e probabilmente a molti altri film di fantascienza, spero come il bellissimo “Contact”.
Teniamoceli stretti, però, questi alieni. Perché alla fine, lo sapete, questi alieni siamo noi. Fuori dall’immaginario, sono veri. SIAMO veri. Possiamo esplorare le nostre paure, le nostre speranze e la nostra natura umana. Chi ha bisogno di dischi volanti quando si ha uno strumento così potente?
L’articolo Alieni, che passione! Dai greci agli UAP, il nostro immaginario è tratto da Futuro Prossimo.
Il futuro di ieri, extraterrestri