Nel 2009, una giovane di 19 anni venne brutalmente uccisa nel quartiere a luci rosse di Amsterdam. Oggi, quindici anni dopo, la polizia riapre il “cold case” rincorrendo ad una tecnologia che sembra uscita da un film di fantascienza per dare un volto all’assassino.
La brutalità del crimine
Il caso di Betty Szabó è uno di quelli che gli investigatori non dimenticano. Una giovane vita spezzata con oltre settanta coltellate, una violenza che parla di rabbia, forse di premeditazione. L’efferatezza dell’omicidio ha scosso profondamente la comunità del quartiere a luci rosse, ma nonostante le indagini intensive il killer non è mai stato identificato.
Anne Dreijer-Heemskerk, del dipartimento cold case della polizia di Amsterdam, ha confermato che le indagini iniziali si sono scontrate con un ostacolo insormontabile: l’omertà. “Ci sono sicuramente diverse persone che sanno chi ha commesso quel crimine”, afferma con sicurezza. Un silenzio che per quindici anni ha protetto l’assassino e impedito alla famiglia di ottenere giustizia.
L’innovazione olografica contro i cold case
L’ologramma, installato in una delle “vetrine” nel quartiere a luci rosse, rappresenta una svolta tecnologica nelle indagini. Posizionato strategicamente in una delle vie più frequentate, proietta una ricostruzione tridimensionale della scena. L’immagine, visibile anche in pieno giorno, mostra dettagli cruciali del caso e richiama l’attenzione dei passanti con una qualità visiva sorprendente.
Il sistema olografico utilizza una tecnologia di proiezione avanzata che crea immagini tridimensionali fluttuanti nello spazio. Non richiede dispositivi speciali per essere visualizzato e può essere osservato da diverse angolazioni. L’installazione include anche un codice QR che i passanti possono scansionare per accedere a informazioni dettagliate sul cold case da risolvere e su come fornire eventuali informazioni in modo anonimo.
La memoria collettiva
“Speriamo che le persone si ricordino di nuovo del caso quando vedranno l’ologramma”, spiega Dreijer-Heemskerk. La scelta di utilizzare questa tecnologia non è casuale: l’impatto visivo di un ologramma è molto più forte di un semplice manifesto o di un video. La proiezione, attiva 24 ore su 24, diventa un promemoria costante che il cold case non è stato dimenticato e che la giustizia è ancora possibile.
Il potenziale investigativo
L’ologramma non si limita a mostrare immagini statiche. La ricostruzione include elementi dinamici che evidenziano aspetti chiave dell’indagine: i movimenti della vittima prima dell’omicidio, possibili percorsi di fuga dell’assassino, e punti cruciali dove potrebbero esserci stati testimoni. Questa visualizzazione dettagliata potrebbe risvegliare ricordi sopiti in chi, all’epoca, potrebbe aver visto qualcosa di significativo.
Le prime reazioni all’installazione olografica sono state miste. Alcuni residenti apprezzano lo sforzo innovativo della polizia, altri temono che possa disturbare l’atmosfera del quartiere. Tuttavia, l’interesse suscitato ha già portato a nuove segnalazioni, dimostrando l’efficacia dell’approccio nel riaccendere l’attenzione sul caso.
Non solo cold case: le implicazioni future
Se questo approccio innovativo dovesse portare a sviluppi concreti, potremmo assistere a una rivoluzione nelle tecniche investigative sui cold case. La tecnologia olografica potrebbe essere impiegata non solo per casi irrisolti, ma anche come strumento preventivo, aumentando la consapevolezza sulla sicurezza in aree sensibili.
Nel frattempo l’ologramma continua a proiettare le sue immagini nel cuore di Amsterdam, e gli investigatori sperano che questa nuova strategia possa finalmente portare alla risoluzione del caso di Betty Szabó. Incrociamo le dita.
L’articolo Amsterdam: un ologramma per risolvere un cold case è tratto da Futuro Prossimo.
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