Per oltre mille anni, un sistema di comunicazione basato su corde e nodi ha permesso al popolo Inca di gestire uno dei più vasti imperi del mondo antico. Oggi, grazie a una scoperta rivoluzionaria (vi linko qui lo studio pubblicato oggi), stiamo finalmente iniziando a capire come funzionava questo intricato sistema di registrazione. La chiave? Il collegamento tra due khipu eccezionali: il più grande e il più complesso mai ritrovati.
Un sistema di registrazione millenario
I khipu rappresentavano il principale sistema di comunicazione e registrazione degli Inca, soprattutto durante il periodo del loro impero, dal 1438 al 1532 d.C. Questi strumenti, il cui nome si pronuncia “ki-pu”, erano realizzati con straordinaria precisione utilizzando materiali diversi: dal cotone alle fibre di camelidi, fino ad arrivare in alcuni casi all’utilizzo di capelli umani.
L’arte Inca dei khipukamayuqs
I khipukamayuqs, gli specialisti nella creazione dei khipu, non lasciavano nulla al caso. Ogni aspetto della costruzione era significativo: i colori scelti, la direzione della torsione delle fibre, la disposizione degli attacchi delle corde e persino la struttura e la posizione dei nodi. Questi artigiani specializzati codificavano informazioni vitali per l’impero, dai censimenti agli inventari, fino ai registri tributari.
La svolta nella ricerca
La recente scoperta si basa sull’analisi di due khipu particolarmente significativi, rinvenuti nel Cile settentrionale. Il primo è il più grande mai trovato, con una lunghezza superiore a 5 metri e oltre 1800 corde. Praticamente un’enciclopedia fatta di nodi. Il secondo, sebbene più piccolo con circa 600 corde, presenta una complessità strutturale senza precedenti.
L’analisi ha rivelato un uso sofisticato di corde “divisorie” bianche e rosse, utilizzate per separare gruppi di dieci o sette elementi. Nel khipu più grande, queste corde dividevano dieci gruppi contenenti sette corde ciascuno. Nel più piccolo, la disposizione era inversa: sette gruppi con dieci corde ciascuno, più alcune corde sussidiarie.
La connessione nascosta degli Inca
La vera rivoluzione sta nella scoperta che il khipu più piccolo e complesso rappresenta in realtà una sintesi e una riorganizzazione delle informazioni contenute in quello più grande. È come se gli Inca avessero creato due versioni dello stesso documento, organizzate secondo criteri differenti per scopi diversi. Un po’ come per i Bignami rispetto ai testi più corposi.
Nonostante questa scoperta significativa, molto rimane ancora da comprendere. Non sappiamo ancora cosa venisse effettivamente contato e catalogato in questi khipu, né perché fosse necessario registrare le stesse informazioni in due modi diversi. Una possibile ipotesi suggerisce che il khipu più grande registrasse la raccolta di diversi tipi di prodotti agricoli, mentre l’altro documentasse la loro distribuzione tra la popolazione o i magazzini.
Il patrimonio sopravvissuto
Dei numerosi khipu prodotti durante l’impero Inca, solo circa 1.600 sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, conservati principalmente nelle collezioni delle Americhe e dell’Europa. Di questi, meno della metà è stata digitalizzata e catalogata nei database di ricerca (qui c’è il principale). La digitalizzazione continua di questi preziosi manufatti promette di rivelare nuovi indizi sulla sofisticata civiltà che li ha creati. E magari l’aiuto dell’intelligenza artificiale (come per i papiri di Ercolano o la scrittura cuneiforme) potrà tornare utile.
Questa scoperta non rappresenta solo un passo avanti nella comprensione del sistema di registrazione degli Incas, ma dimostra anche come le moderne tecnologie digitali possano aiutarci a svelare i misteri del passato che per secoli sono rimasti nascosti alla nostra comprensione.
L’articolo Khipu: svelato come gli Inca registravano i dati senza carta e penna è tratto da Futuro Prossimo.
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