Clone Alpha, l'incredibile androide con vene e muscoli Futuro Prossimo

Clone Alpha, l’incredibile androide con vene e muscoli Futuro Prossimo

Può un robot avere un cuore, seppure elettrico? E una circolazione sanguigna artificiale? Muscoli e tendini sintetici? Secondo Clone Robotics sì, e il suo androide Clone Alpha ne è la prova vivente (o quasi). Un prodigio di ingegneria che replica l’anatomia umana in dettagli sorprendenti, dal sistema nervoso allo scheletro articolato. Diamo un’occhiata da vicino a questo prodigio biomimetico.

Clone Alpha, precisione mai vista

Dimenticatevi i robot tradizionali, rigidi e impacciati. Clone Alpha è qualcosa di completamente diverso. Questo androide a grandezza naturale vanta un livello di realismo anatomico senza precedenti.

Lo scheletro robotico di Clone Alpha replica fedelmente quello umano, con tanto di 206 ossa, seppur con alcune fusioni minori. Le articolazioni sono completamente funzionanti, grazie a legamenti artificiali e tessuti connettivi sintetici. Il risultato? Ben 164 gradi di libertà di movimento solo nel torso, inclusi 20 nella spalla, 6 per vertebra nella colonna e 26 tra mano, polso e gomito. Una precisione da far invidia a un ballerino.

Ma le sorprese non finiscono qui. I muscoli artificiali di Clone Alpha, chiamati Myofiber, si ancorano alle ossa esattamente come quelli umani, garantendo forza, velocità e efficienza mai viste in un robot. Pensate che un singolo “muscolo” di soli 3 grammi può esercitare oltre 1 kg di forza. Westworld, butta la pasta.

Organi sintetici funzionanti

Muscoli a parte, come vi scrivevo, Alpha vanta un complesso sistema di organi artificiali che ne imita le funzioni vitali. Il “cuore” è una pompa elettrica miniaturizzata da 500W, capace di spingere il “sangue” (in realtà un fluido idraulico) in tutto il corpo alla pressione di 6,8 bar.

Proprio come delle vere vene e arterie, una serie di tubicini e valvole chiamate Aquajet distribuiscono questo fluido ai muscoli, consumando meno di 1W. Efficienza energetica interessante, tutta da valutare.

C’è di più: Clone Alpha ha perfino un sistema nervoso artificiale, nonché un sistema (come chiamarla? Propriocezione sintetica?) che coordina i movimenti. Quattro telecamere 3D, 70 sensori inerziali e 320 sensori di pressione raccolgono dati sulla posizione delle “ossa” e sulla forza dei “muscoli”. Questi vengono trasmessi a dei microcontrollori e infine alla GPU NVIDIA Jetson Thor che fa da cervello.

La frontiera della biomimetica

Clone Robotics, la startup polacca dietro ad Alpha, è specializzata proprio nel replicare la biologia con la meccanica. Il loro obiettivo è colmare il divario tra robot e esseri viventi creando macchine sempre più simili a noi, dentro e fuori.

Non a caso Clone Alpha non è il primo exploit che porta la firma dell’azienda. Nel 2021 Alpha già stupito il mondo con una mano robotica dalle dita prensili, dotata di pollice opponibile e in grado di afferrare oggetti al volo. Lo scorso mese poi ha presentato un torso-robot completo di spina dorsale mobile, gomiti e spalle ultra-realistici.

Ora arriva Alpha a inaugurare l’era degli androidi biomimetici. Un salto quantico che apre scenari futuristici prima relegati alla fantascienza. Potremo presto avere robot davvero simili agli umani? Assistenti sintetici che sembrano “vivi”?

Chissà, forse sì. O forse no. Il punto è un altro.

Clone Alpha: la via dell’impollinazione incrociata

La sfida scientifica e tecnologica è ancora ardua, ma esplorare le frontiere della biomimetica come fa Clone Robotics potrebbe avere ricadute importanti non solo nel campo della robotica, ma anche in quelli della medicina, della bioingegneria, delle protesi bioniche.

Imparare a replicare artificialmente sistemi biologici così complessi potrebbe aprire la strada a organi artificiali pressoché perfetti, arti robotici totalmente integrati col corpo o interfacce neurali ancora più intime e naturali.

Insomma, osservando Clone Alpha non si può che rimanere a bocca aperta, stupiti, affascinati e forse un po’ inquietati dalla sua somiglianza con noi. Ma al contempo intuiamo che la sua tecnologia potrebbe un domani migliorare drammaticamente la qualità di vita di pazienti, disabili, anziani.

È la bellezza dell’impollinazione incrociata tra discipline e approcci diversi. Quella terra di confine in cui ingegneria, biologia e medicina si incontrano e si scambiano intuizioni generando innovazioni dirompenti e inaspettate.

Quella terra di confine che startup visionarie e un po’ folli come Clone Robotics hanno il coraggio di esplorare, regalandoci cose che ci fanno sognare e riflettere sul futuro che ci aspetta. Un futuro in cui forse, chissà, potremo specchiarci negli occhi sintetici di un androide e chiederci dove finisce la macchina e dove inizia la vita.

L’articolo Clone Alpha, l’incredibile androide con vene e muscoli è tratto da Futuro Prossimo.

Robotica, Androidi 

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