Nel lontano 1988 il critico culturale Neil Postman scriveva che non serve bruciare i libri per ottenere una società illetterata: esistono altri modi per raggiungere la stupidità. Non so quanti gli dessero credito all’epoca, ma a quasi 40 anni di distanza, quell’avvertimento suona come una profezia: i dati OCSE mostrano un preoccupante declino nelle competenze di lettura in molti paesi avanzati.
I numeri di una crisi globale
L’OCSE ha recentemente pubblicato (eccoli qui) i risultati di un’indagine massiccia che ha coinvolto 160.000 adulti tra i 16 e i 65 anni in 31 paesi. Il quadro che emerge è allarmante: le competenze di lettura sono significativamente migliorate solo in due paesi (Finlandia e Danimarca), sono rimaste stabili in 14 e sono drasticamente calate in 11.
Il 30% degli americani legge a un livello che ci si aspetterebbe da un bambino di 10 anni. È difficile da immaginare: una persona su tre che incontri per strada ha difficoltà a leggere anche cose semplici.
Lo rivela Andreas Schleicher, direttore per l’istruzione e le competenze dell’OCSE. E l’Italia? È messa anche peggio: si colloca al 26° posto su 31 Paesi, seguita solo da Israele, Polonia, Lituania, Portogallo e Cile.
La trasformazione del consumo di informazioni
La società illetterata sembra essere il risultato di un cambiamento profondo nel modo in cui consumiamo le informazioni. Secondo Schleicher, la tecnologia ha spostato le nostre abitudini di lettura da testi lunghi e complessi, come libri e articoli di giornale, verso post sui social media e brevi clip video.
I social media hanno anche modificato il nostro approccio critico all’informazione: tendiamo a leggere contenuti che confermano le nostre opinioni, piuttosto che confrontarci con prospettive diverse, limitando la nostra capacità di distinguere i fatti dalle opinioni e gestire la complessità.
Le conseguenze terrificanti di una società illetterata
Come previsto già nel 2007 dallo scrittore Caleb Crain in un articolo sul New Yorker intitolato “Il crepuscolo dei libri”, una cultura post-letteraria valorizza cliché e stereotipi, premia il conflitto e gli attacchi personali perché sono memorabili, e tende a non correggere le proprie inconsistenze.
Questa trasformazione ha evidenti implicazioni sul dibattito pubblico e sulla qualità della democrazia. In una società illetterata, la capacità di analisi critica e di comprensione profonda dei problemi complessi rischia di diventare sempre più rara.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
L’avvento dell’IA pone nuove sfide ed opportunità. Sistemi come ChatGPT possono supportare i lavoratori meno qualificati nell’esecuzione di compiti complessi, ma come sottolinea il professor David Autor del MIT, per utilizzare efficacemente questi strumenti è necessaria una solida base di competenze.
In caso contrario, avverte Schleicher, le persone con scarse capacità di lettura rischiano di diventare “consumatori ingenui di contenuti prefabbricati“, passando rapidamente dall’essere supportati dalle macchine a diventarne dipendenti.
Società illetterata, speranze per il futuro?
Non tutto è perduto: l’esempio della Finlandia dimostra che è possibile mantenere alti livelli di alfabetizzazione anche nell’era dei social media, grazie a un’istruzione di qualità e a forti norme sociali. Anche l’Inghilterra mostra progressi incoraggianti, con significativi miglioramenti nelle competenze di lettura tra i giovani di 16-24 anni.
La sfida per evitare una società illetterata è ora più chiara che mai: dobbiamo trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e il mantenimento delle competenze fondamentali che ci rendono cittadini informati e critici. Il futuro della nostra democrazia, non esagero, dipende solo da questo.
L’articolo Verso una società illetterata: i dati OCSE sono desolanti è tratto da Futuro Prossimo.
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