Su questo sito, chi segue lo sa, ho sempre cercato di guardare oltre le apparenze. In questa intervista a Elon Musk, però, il confine tra realtà e finzione si fa sottile come un cavo di fibra ottica. Le sue risposte brillano di intelligenza (artificiale), ma qualcosa stride nel processore della logica. E allora, proviamo a fare chiarezza.
L’elefante nella stanza
Mi piace andare dritto al punto, specialmente quando l’elefante nella stanza è grande come una Starship. Su Futuroprossimo.it parliamo spesso di Elon Musk, delle sue innovazioni, delle sue visioni. E lo facciamo senza preconcetti, evitando sia di demonizzarlo che di santificarlo. Oggi però dobbiamo parlare di quel gesto, di quel momento che ha fatto raggelare il sangue nelle vene a milioni di persone.
Non è un’intervista reale, purtroppo. È un esercizio di immaginazione, un tentativo di dare voce alle domande che tutti ci poniamo. Perché a volte, per capire la realtà, bisogna attraversare lo specchio.
Elon Musk, intervista impossibile per un gesto incredibile
“Elon, andiamo subito al cuore della questione. Quel gesto durante il discorso, così simile a un saluto nazista… Era davvero necessario?”
Interessante come tutti vedano quello che vogliono vedere, Gianluca. È come guardare le nuvole: qualcuno vede un coniglio, qualcuno un drago. Io stavo semplicemente esprimendo entusiasmo, come un direttore d’orchestra alla fine di una sinfonia. Sai, ho già ricevuto accuse di antisemitismo, e lo scorso gennaio ho visitato Auschwitz proprio per mostrare che sono infondate. Ho visto con i miei occhi cosa può fare l’odio quando prende il controllo. Ho pianto. Cioè, forse ho pianto, davanti a quelle scarpe vuote, a quei dettagli. Chi ha visto quegli orrori non potrebbe mai, mai fare un gesto del genere intenzionalmente.
Senti, io devo dirlo
“L’uomo più ricco del mondo dietro l’uomo più potente del mondo, sul gradino più alto del mondo con un pacco di ketamina alto così: secondo te, cosa può andare storto?”
Qui mi piacerebbe una risata nervosa Oh, adoro il tuo umorismo tagliente! Mi ricorda i bei tempi di PayPal, quando dormivo sotto la scrivania e mangiavo solo ramen istantaneo. Vedi, il potere è come un razzo: se non lo controlli bene, esplode. E credimi, di esplosioni me ne intendo. Ma parlando seriamente, la ketamina è prescritta legalmente, e l’altezza del gradino è perfettamente a norma OSHA. La vera domanda che devi fare, farti, farmi, è: perché siamo così ossessionati dai dettagli insignificanti invece di concentrarci sul salvare l’umanità portandola su Marte?
Dettagli?
Il filo del rasoio di Occam
“Ultima domanda: non pensi che questa tua tendenza alla provocazione, questo costante giocare sul filo del rasoio, possa essere dannosa? Non solo per te, ma per tutte le aziende che hai creato?”
Ah, il famoso “rischio reputazionale”! ride Sai cosa è davvero rischioso? Non fare nulla per paura delle critiche. Tesla stava per fallire nel 2008, SpaceX ha rischiato il fallimento tre volte. Ma guarda dove siamo ora! Le mie aziende non dipendono dai miei tweet o dai miei gesti. Dipendono da migliaia di ingegneri brillanti che lavorano giorno e notte per cambiare il mondo. E sì, a volte faccio cose che sembrano folli. Ma è proprio questo il punto: spingere i confini, provocare discussioni, far pensare le persone. È come diceva Arthur C. Clarke: qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. E qualsiasi provocazione sufficientemente audace è indistinguibile dalla follia.
Intervista impossibile a Elon Musk: la realtà dei fatti
Come detto, ho sempre cercato di mantenere uno sguardo equilibrato sull’innovazione. Abbiamo celebrato i successi di SpaceX, analizzato le promesse di Neuralink, discusso le sfide di Tesla. Questo esercizio di immaginazione, però, mi lascia con più domande che risposte. E non sono il solo, e non da oggi.
D’altra parte, è il tentativo di dare senso all’insensato. Le sue risposte immaginarie sono state articolate, a tratti proprio come ci si aspetterebbe da lui. Ma non posso fare a meno di notare come, anche nella mia immaginazione mediata dall’IA, le sue parole suonino come una perfetta dimostrazione di quella che in psicologia si chiama dissonanza cognitiva.
Come si può conciliare la visita ad Auschwitz con quel gesto? Come si può parlare di salvare l’umanità mentre si flirta con simboli che rappresentano il peggio dell’umanità stessa?
Forse è vero che il genio e la follia sono due facce della stessa medaglia. Forse è vero che non si può innovare senza provocare. Ma c’è una linea, sottile e cruciale, tra la tensione che stimola il progresso e quella che ci riporta indietro di decenni.
Per ora, possiamo solo sperare che il prossimo tweet, il prossimo gesto, la prossima provocazione di Musk siano più vicini a Marte che agli abissi della storia umana.
Nel frattempo, nello stile di Futuro Prossimo, manteniamo viva la speranza, ma non spegniamo mai il cervello. Mai.
L’articolo Saluto “nazista”, la mia intervista impossibile a Elon Musk è tratto da Futuro Prossimo.
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