Le città più sicure per donne nomadi digitali? Venezia top in Europa Futuro Prossimo

Le città più sicure per donne nomadi digitali? Venezia top in Europa Futuro Prossimo

A pensarci, il fenomeno delle donne nomadi digitali rappresenta un’estensione naturale della lotta per l’indipendenza femminile: la libertà di lavorare ovunque, abbattendo vincoli geografici e convenzioni sociali. Ma questa libertà si scontra con una realtà più complessa e stratificata: non tutte le città offrono le stesse garanzie di sicurezza e accoglienza per le professioniste in movimento. Una classifica svela quali luoghi nel mondo assicurano le migliori condizioni per le donne nomadi digitali, rivelando dati sorprendenti e sfatando qualche mito radicato.

La sicurezza come priorità per le donne nomadi digitali

Dati alla mano, le donne nomadi digitali hanno criteri molto precisi quando devono scegliere la loro prossima destinazione. Certo, il clima conta; la convenienza economica pure. Ma c’è un fattore che prevale su tutto: la sicurezza. Non è solo questione di statistiche sulla criminalità; parliamo di percezione, di quanto una donna si senta a proprio agio a camminare da sola, della risposta culturale alla presenza femminile negli spazi pubblici.

La classifica di Holidu, portale di prenotazione case vacanze ben noto in Europa, ha preso in considerazione proprio questi elementi, analizzando 200 città popolari tra i nomadi digitali. E sapete cosa emerge? Che l’Europa se la cava piuttosto bene, con alcune sorprese non da poco.

Venezia leader europea, ma l’Italia è poco rappresentata

Chi l’avrebbe detto? Venezia conquista il primo posto in Europa come città più sicura per le lavoratrici da remoto. Il 78,69% delle donne dichiara di sentirsi a proprio agio nel camminare da sola tra calli e campielli. Forse c’è una correlazione tra l’assenza di traffico automobilistico e questa percezione di sicurezza? O forse, più probabilmente, la magnifica città lagunare raccoglie i frutti del lavoro fatto con progetti ad hoc per i nomadi digitali.

donne nomadi digitali
Immagine: Depositphotos

Il fenomeno delle donne nomadi digitali si inserisce perfettamente nel concetto di empowerment: sempre più donne scelgono di lavorare da remoto, abbracciando la libertà di viaggiare e costruire la propria carriera senza vincoli geografici.

Ma il resto d’Italia dov’è? Dobbiamo scendere fino al 40° posto per trovare Pisa e addirittura al 48° per Catania. Un dato che fa riflettere sulla percezione di sicurezza nelle nostre città, soprattutto considerando la nostra vocazione turistica. Milano? Torino? Roma? Genova? Firenze? Napoli? Non pervenute.

Il Portogallo domina la classifica

Se state pensando a una destinazione sicura per lavorare da remoto, puntate sulla costa atlantica. Il Portogallo domina la classifica con ben 5 città nella top 20. Porto, Coimbra, Aveiro, Portimão e Lisbona offrono quel mix perfetto di sicurezza percepita, accoglienza verso le donne e gli stranieri, e una comunità di nomadi digitali già ben stabilita. Ad Aveiro (che, curiosamente, è nota come la “Venezia del Portogallo”) addirittura il 91,45% delle donne si sente a proprio agio nel camminare da sola. Un dato straordinario che spiega perché il paese lusitano stia attirando così tante lavoratrici remote, anche grazie a un visto specifico per nomadi digitali.

Taipei, la regina mondiale della sicurezza

Se allarghiamo lo sguardo oltre i confini europei, è Taipei a conquistare il podio globale. La capitale di Taiwan mostra dati impressionanti: trasporti pubblici affidabili anche di notte, un’eccellente percezione della sicurezza femminile e una legislazione avanzata sui diritti delle donne. Non è un caso che dal 2025 anche Taiwan abbia introdotto un visto specifico per nomadi digitali, permettendo soggiorni fino a sei mesi.

Insomma, il mondo si sta adattando a questo nuovo modo di lavorare e viaggiare. E per le donne nomadi digitali, sapere dove sentirsi più sicure è il primo passo verso una vera libertà di movimento.

L’articolo Le città più sicure per donne nomadi digitali? Venezia top in Europa è tratto da Futuro Prossimo.

Società, donne, lavoro remoto 

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