Accendono la bobina, il campo magnetico si accende e quell’aggeggio comincia a planare; niente eliche rumorose, solo un bagliore d’aria che potremmo confondere con polvere spinta da una finestra. Un micro-drone. Sissignori. Appena sviluppato a Berkeley. Lo studio che lo presenta, è stato pubblicato da poco su Science Advances.
Se vi chiedete perché non l’abbiamo sentito arrivare, la risposta è banale: il rumore è proporzionale alla massa, e qui la massa è così esigua che la coscienza fatica a notarla. Cosa potremmo farci?

Dalla serra al corpo umano
Gli ingegneri parlano di impollinazione artificiale, uno scenario in cui sciami di dispositivi sostituiscono le api stremate: il micro-drone si posa sul fiore, vibra appena, raccoglie polline e riparte come un piccione viaggiatore.
«Questo robot volante può essere controllato senza fili per avvicinarsi e colpire un bersaglio designato, imitandone l’impollinazione.»
Tradotta fuori dal laboratorio, la trovata apre la strada anche a versioni medicali: microbot che navigano nelle arterie, liberano trombi o depositano farmaci dove il bisturi non osa arrivare.
Micro-drone e sicurezza domestica
Pensate al salotto: telecamere, speaker, termostati connessi… mancava solo un micro-drone capace di pattugliare gli angoli ignorati.
Il marketing chiamerà in causa sicurezza, analisi dell’aria, magari consegne dalla finestra; noi temiamo che qualcuno imposti la modalità paparazzo e ci osservi indisturbato.
Gli stessi creatori avvertono che, per ora, «il robot è capace solo di volo passivo e può essere sballottato da una folata di vento», ma in futuro chissà.
Etica in formato milligrammo
Ridurre la materia non significa ridurre le responsabilità: anzi, più l’oggetto diventa minuscolo più l’impatto sociale si gonfia, è una bolla che gli ingegneri preferirebbero non guardare in faccia.
Eppure la narrativa dominante recita che “la tecnologia è neutrale, dipende dall’uso”; il punto è che, se l’uso può avvenire in ogni caso senza che ce ne accorgiamo, la neutralità diventa un alibi degno di un romanzo noir.
Serve allora un’etica proporzionale al campo magnetico, capace di avvolgere la società con la stessa delicatezza con cui il dispositivo avvolge sé stesso di aria e possibilità.

Micro-drone e futuro del lavoro
Gli agronomi vedono raccolti ottimizzati, i chirurghi interventi non invasivi, gli ispettori industriali tubazioni sorvegliate; ogni categoria sogna un super-potere erogato da un singolo micro-drone che costa meno di una pausa pranzo.
«I minuscoli robot volanti sono utili per esplorare piccole cavità e ambienti complicati.»
Se la promessa si avvererà, alcune mansioni umane (ancora?) diventeranno doppioni; il lavoro manuale lascerà spazio a mansioni di supervisione, e il riuso delle competenze non avverrà per osmosi. Servirà una società tutta nuova.
Chi tiene il telecomando
La domanda finale è molto semplice: chi decide quando e dove far volare il micro-granello? Il costruttore, il governo, l’algoritmo proprietario o noi cittadini ridotti a spettatori?
Ogni tecnologia diventa politica quando può insediarsi nel nostro perimetro domestico senza bussare; questo dispositivo non solo bussa, ma potrebbe già essere sul vostro scaffale mentre leggete.
A noi resta scegliere se accettare la meraviglia acritica o pretendere trasparenza, normative chiare, jammer e disattivatori portatili: perché, sì, noteremo il micro-drone soltanto quando avremo imparato anche, se serve, a farlo tacere.
L’articolo Se questo micro-drone ti ronzasse sull’orecchio, lo noteresti? è tratto da Futuro Prossimo.
Tecnologia, droni