Come si chiama quel bravo politico sempre disponibile ad ascoltarvi, pronto a considerare le vostre opinioni e a modellare le proprie politiche in base al consenso dei cittadini? Come dite: non vi viene il nome? Ve lo dò io: AI Steve. Mai sentito? Forse perché non esiste. O meglio, non esisteva: ora, è candidato (sul serio) alle prossime elezioni UK accanto agli umani.
Ma chi è, o cos’è AI Steve? Presto detto: è un candidato artificiale. Una scommessa audace, come il Waldo di Black Mirror. AI Steve, nomen omen (?), è un candidato avatar che promette di portare più “umanità” nella politica attraverso il paradosso di un avatar digitale.
Nell’episodio di Black Mirror “Vota Waldo”, un talk show comico si trasforma in una campagna politica con un personaggio animato, Waldo, che diventa un candidato serio con conseguenze impreviste.
L’AI al servizio della democrazia: la sfida di AI Steve
AI Steve è il frutto di un esperimento senza precedenti, che mira a ridefinire il rapporto tra politica e cittadini nell’era dell’intelligenza artificiale. Dietro questa iniziativa c’è Steve Endacott (toh! Un altro Steve), imprenditore e presidente di Neural Voice, una società che crea assistenti vocali personalizzati per le aziende sotto forma di avatar AI.
Ma non si tratta solo di una vetrina tecnologica o di un’iniziativa di marketing (che ha comunque attirato la mia attenzione). È un tentativo di utilizzare l’AI per colmare il divario tra rappresentanti e rappresentati, offrendo ai cittadini un canale diretto per far sentire la propria voce e influenzare le decisioni politiche.
Come funziona? A finire in parlamento, se votato, sarà ovviamente Endacott, lo Steve umano. I cittadini potranno porre domande o esprimere le proprie opinioni sulle politiche di Endacott attraverso il sito web di AI Steve. Un modello di linguaggio elaborerà le risposte in voce e testo, attingendo a un database di informazioni sulle posizioni del partito. Se un tema non è ancora coperto, l’AI condurrà una ricerca online prima di interagire con l’elettore e invitarlo a suggerire una proposta.
Lo Steve in carne e ossa: l’imprenditore Steve Endacott, candidato col nome di AI Steve, promette di parlare “in playback” con le idee decise dagli elettori. Una estremizzazione, se vogliamo, del concetto di “Portavoce politico” presentato in Italia dal Movimento 5 Stelle, in Spagna dal Partido X e in Danimarca dal “Partito sintetico”.
Un candidato politico sempre connesso, guidato dal consenso
L’idea di fondo è creare un politico sempre disponibile al dialogo con i cittadini, in grado di ascoltare e tenere in considerazione le loro istanze. Un politico che non si limita a chiedere il voto ogni quattro anni, ma che costruisce un rapporto continuativo con gli elettori.
Endacott punta a coinvolgere migliaia di “validatori”, persone che ritiene rappresentative dell’”uomo comune”, in particolare i pendolari di Brighton. A loro verrà chiesto di valutare settimanalmente le politiche proposte: se una proposta ottiene più del 50% di consensi, diventa posizione ufficiale del partito.
“Ogni singola politica sarà decisa dai miei elettori”, spiega Endacott. “Sono connesso ai miei elettori in qualsiasi momento su base settimanale tramite mezzi elettronici”.
Una provocazione o una reale innovazione democratica?
La candidatura di AI Steve ha suscitato un vivace dibattito nel Regno Unito, dividendo l’opinione pubblica tra scettici e curiosi. Per alcuni, come detto, si tratta di una mera provocazione, di un’operazione di marketing travestita da sperimentazione politica. Per altri, invece, è un coraggioso tentativo di innovare le logiche della rappresentanza democratica nell’era digitale.
E il “papà” del candidato, Endacott, che dice? Beh, respinge con forza l’idea che si tratti di uno scherzo o di un’iniziativa dettata da interessi commerciali. “Il mio obiettivo primario”, afferma, “è spingere il governo ad attuare cambiamenti per ridurre le emissioni di carbonio. A costo di correre per una carica o, nel peggiore dei casi, di diventare un influencer politico”.
Al di là dei giudizi di merito, la candidatura di AI Steve ha il pregio di sollevare interrogativi profondi sul futuro della democrazia nell’era dell’intelligenza artificiale. Può un avatar digitale rappresentare adeguatamente le istanze dei cittadini? Può l’AI favorire una partecipazione più ampia e consapevole alla vita politica? O rischia di ridurre la complessità del dibattito democratico a un gioco di like e percentuali? Ancora, una domanda pensata ad alta voce: cosa avrebbe detto Gianroberto Casaleggio?
Candidato avatar: esperimento da seguire con attenzione
Quale che sia l’esito elettorale di AI Steve, la sua candidatura rappresenta un esperimento affascinante e potenzialmente dirompente. Un esperimento che ci costringe a ripensare categorie e paradigmi consolidati, a immaginare nuove forme di interazione tra politica, tecnologia e cittadinanza.
Certo, il rischio di riduzionismi e semplificazioni eccessive è sempre in agguato. La politica, nella sua essenza più alta, non può essere ridotta a un algoritmo o a un sondaggio permanente. Richiede visione, leadership, capacità di sintesi e di mediazione tra interessi diversi e talvolta confliggenti.
Forse, la provocazione del candidato AI Steve può stimolare una riflessione più ampia su come rinnovare le logiche della rappresentanza democratica. Su come coinvolgere i cittadini in una democrazia diretta fino ad ora mai attuata completamente.
Uno screenshot dall’app di Steve AI
Dove vuole arrivare il candidato AI?
L’obiettivo, dice Endacott, non è far “prendere il sopravvento all’AI”, ma usarla come “un modo tecnico per connettersi ai nostri elettori e reinventare la democrazia”.
Senza voler scomodare l’idea di “super democrazia“, e per tacere di chi i politici-avatar AI li vorrebbe volentieri al posto di quelli in carne e ossa, io vi dico “mah”. Vi dico “mah” perché questo non è il primo esperimento di candidato “wannabe” AI. Negli USA, candidato sindaco Cheyenne afferma che utilizzerebbe un robot AI per prendere decisioni per lui. E due anni fa, in Danimarca è stato fondato un partito politico su una piattaforma derivata dall’intelligenza artificiale.
E poi dico “mah”, perché se pretendiamo di farci insegnare l’umanità nella politica da un avatar digitale, finiremo per farci consigliare anche chi votare dall’AI. Ci pensate? Elettori avatar che votano politici avatar: la politica che da materia di tutti diventa terra di nessuno.
Non lo so, Steve. Ci devo pensare.
L’articolo AI Steve: un candidato artificiale vuole umanizzare la politica britannica è tratto da Futuro Prossimo.
Tecnologia, intelligenza artificiale