Campi Flegrei: nuovo studio individua 3 serbatoi di magma Futuro Prossimo

Campi Flegrei: nuovo studio individua 3 serbatoi di magma Futuro Prossimo

Da decenni, i Campi Flegrei sono al centro dell’attenzione di vulcanologi e popolazione locale per via dei frequenti episodi di bradisismo, quei lenti movimenti del suolo che testimoniano l’irrequietezza del sottosuolo vulcanico. Ora, però, la situazione sembra peggiorare, e lascia spazio ad apprensione e illazioni che non aiutano. Cosa si nasconde davvero nelle viscere di questo gigante? Quali sono i meccanismi che governano il suo comportamento?

In un nuovo studio, un team di ricercatori italiani ha provato a rispondere a queste domande utilizzando una tecnica all’avanguardia che fornisce immagini ad alta risoluzione della struttura interna della caldera per seguirne l’evoluzione nel tempo.

I risultati, pubblicati su Earth and Planetary Science Letters (ve li linko qui), rivelano un sistema magmatico complesso e in evoluzione, con ben tre serbatoi di magma a diverse profondità e movimenti di fluidi che possono essere i segnali premonitori di una futura crisi.

Fumarole e crateri all’interno del vulcano attivo Solfatara, Pozzuoli. Immagini: Depositphotos

Una finestra sulla caldera

Lo studio, condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università di Milano Bicocca, ha utilizzato una tecnica chiamata tomografia sismica non-lineare 4D. In parole semplici, si tratta di un metodo che sfrutta le onde sismiche generate dai terremoti per “illuminare” l’interno della Terra, un po’ come una TAC medica usa i raggi X per visualizzare l’interno del corpo umano.

L’innovazione di questo studio sta nell’aver applicato un algoritmo non-lineare e trans-dimensionale, che permette di ottenere immagini più dettagliate e fedeli della struttura interna della caldera, superando i limiti dei metodi tradizionali. Inoltre, la dimensione temporale (per questo si chiama 4D) consente di seguire l’evoluzione del sistema nel tempo, individuando cambiamenti anche piccoli ma potenzialmente significativi.

Il risultato è una vera e propria “mappa” del sottosuolo dei Campi Flegrei, che come detto rivela per la prima volta l’esistenza di tre principali serbatoi magmatici: due più superficiali, a circa 2-4 km di profondità, e uno più profondo, a circa 5 km. Diamo un’occhiata.

Campi flegrei, tre serbatoi magmatici in evoluzione

Uno schema che riassume la situazione della caldera nei Campi Flegrei. Le principali zone di accumulo di magma sono in marrone – arancione, e i fluidi magmatici/magma sono in giallo. Gli anni si riferiscono al tempo dedotto delle iniezioni di magma/fluidi. I punti rossi indicano la sismicità, le frecce verticali indicano il sollevamento in corso nella zona di risalita e i punti blu la risalita del gas.

Il primo serbatoio superficiale (chiamato “A” nello studio) si trova tra 2 e 2,5 km di profondità, proprio sotto il centro della caldera. È caratterizzato da basse velocità delle onde sismiche (indice di rocce calde e/o parzialmente fuse) e da un progressivo aumento del rapporto tra le velocità delle onde P e S tra il 1984 e il 2019. Secondo i ricercatori, questo potrebbe indicare un processo di raffreddamento e degassamento del magma, forse iniziato dopo la crisi bradisismica del 1982-84.

Il secondo serbatoio superficiale (“B”) si trova leggermente più in profondità, tra 3,5 e 4 km. Mostra anch’esso basse velocità sismiche, ma a differenza del primo, qui il rapporto Vp/Vs è diminuito nel tempo. Questo suggerisce un possibile processo di ricarica da parte di fluidi magmatici, avvenuto durante l’attuale fase di unrest iniziata nel 2005.

Ma la scoperta forse più sorprendente riguarda il serbatoio profondo (“C”), individuato a circa 5 km di profondità. Questa zona è caratterizzata da bassissime velocità delle onde P e altissimi rapporti Vp/Vs, compatibili con la presenza di magma. Inoltre, la forma e la posizione di questa anomalia sono cambiate nel tempo. Dopo essere quasi scomparsa tra il 1984 e il 2019, è riapparsa a partire da aprile 2019, più superficiale e con un forte aumento del rapporto Vp/Vs. Un segnale, secondo gli autori, di una possibile nuova iniezione di magma proveniente da sorgenti ancora più profonde.

Cosa significa tutto questo?

I risultati gettano nuova luce sui meccanismi che governano l’evoluzione della caldera dei Campi Flegrei. Un sistema complesso e dinamico in cui il magma e i fluidi interagiscono a diverse scale spaziali e temporali. La scoperta di tre serbatoi magmatici a diverse profondità, e soprattutto le evidenze di movimenti di magma nell’ultimo periodo, sono un passo avanti cruciale.

Naturalmente, siamo ancora lontani dal poter prevedere con certezza se e quando i Campi Flegrei si risveglieranno seriamente, con forti terremoti o addirittura eruzioni. Studi come questo, però, ci forniscono strumenti sempre più precisi per seguire in tempo reale l’evoluzione del sistema, individuare segnali precursori e valutare il livello di rischio.

In un’area densamente popolata come quella flegrea (siamo oltre mezzo milione di persone), disporre di informazioni dettagliate e aggiornate è fondamentale per pianificare strategie di mitigazione e gestione delle emergenze. E la tomografia sismica 4D si candida a diventare uno degli strumenti più preziosi in questo senso.

Campi Flegrei, verso il futuro: le sfide della convivenza con un vulcano attivo

Lo studio dell’INGV e dell’Università di Milano Bicocca ci confermano che i Campi Flegrei sono un sistema vivo e in piena evoluzione. La sfida, ora, è tradurre queste conoscenze in azioni concrete per ridurre il rischio vulcanico. Questo significa rafforzare il monitoraggio, ma anche investire nell’educazione e nella preparazione della popolazione, nella pianificazione territoriale, nello sviluppo di infrastrutture resilienti.

Perché convivere con un vulcano attivo non è impossible, lo facciamo da sempre (non senza una certa dose di follia): ma richiede consapevolezza, responsabilità e una costante attenzione ai segnali che la Terra ci manda. Con rispetto, cautela, ma anche con la fiducia nella ricerca e nella nostra capacità di affrontare anche le sfide più grandi.

L’articolo Campi Flegrei: nuovo studio individua 3 serbatoi di magma è tratto da Futuro Prossimo.

Scoperte, geologia 

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