Canada territorio USA? Guida storica per capire se è possibile Futuro Prossimo

Canada territorio USA? Guida storica per capire se è possibile Futuro Prossimo

Nel 1847, il National Intelligencer and Washington Advertiser celebrava l’acquisizione di oltre metà del territorio messicano con una frase rivelatrice: “Non prendiamo nulla con la conquista… Grazie a Dio”. Una dichiarazione che nascondeva una realtà ben diversa e che oggi, analizzando la situazione del Canada, assume un significato particolarmente intenso.

Il meccanismo costituzionale che permise quella storica annessione, miei cari lettori, è ancora valido: e potrebbe essere utilizzato anche oggi. Quanto vanno prese sul serio le uscite del neoeletto presidente USA? (A proposito: al netto delle esagerazioni dei media, sapete cosa ha detto?1)

La storia espansionistica americana: tra realtà e propaganda

Mi fa sorridere come l’America abbia sempre avuto un modo tutto suo di descrivere le annessioni territoriali. La Storia, si dice, la scrivono i vincitori: e quella in salsa USA è piuttosto… Come dire… Naif.

Nel 1848, il Presidente Zachary Taylor propose al Congresso il Trattato di Guadalupe Hidalgo per “acquisire pacificamente” i territori messicani. Con un solo trattato, gli USA si appropriarono degli attuali stati della California, Nevada, Utah, New Mexico, Arizona, Colorado, Oklahoma, Kansas e Wyoming.

Il prezzo? Un “modesto” assegno da 15 milioni di dollari per il 55% del territorio messicano. Un affare immobiliare niente male, non trovate?

Il Manifest Destiny: quando il “destino” fa rima con espansione

Il concetto di Manifest Destiny, la convinzione che l’espansione degli Stati Uniti nelle Americhe fosse sia giustificata che inevitabile, è parte integrante del DNA costituzionale americano.

Dal Louisiana Purchase del 1803, che vide il passaggio di oltre 827.987 miglia quadrate dalla Francia agli Stati Uniti, fino alla cessione delle Isole Marshall dal Giappone nel 1947, questa filosofia espansionistica ha creato un pattern interessante: gli USA non “conquistano” mai, semplicemente “acquisiscono” o “ricevono in cessione”. E quando non acquisiscono, esportano democrazia, mi verrebbe da dire. Ma questa è un’altra storia.

Quando il Canada tremava: il famigerato piano rosso

La “minaccia” al Canada non nasce con Trump, e soprattutto non è mai stata solo teorica, anche se alcune strategie sembrano uscite da un film di serie B. Nel 1930, il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti elaborò il “Piano Rosso“, un dettagliato progetto di invasione che prevedeva l’uso di gas tossici su Halifax (perché essere sottili quando puoi essere drastico?), seguito dalla rapida occupazione del New Brunswick e dalla conquista di Québec City, Montréal e delle Cascate del Niagara.

Chiaramente, nessuno al Pentagono si era posto il problema di come gestire 9 milioni di chilometri quadrati di nuovo territorio ostile. O si? In effetti, il piano non fu attuato.

Sta di fatto che le preoccupazioni canadesi hanno radici profonde. La Regina Vittoria scelse Ottawa come capitale proprio perché la riteneva al riparo dalle invasioni USA. Il primo ministro John A. Macdonald era così preoccupato che durante la Guerra Civile americana permetteva alle spie confederate di nascondersi a Montréal (una mossa che oggi definiremmo “strategicamente discutibile”).

La base legale: quando la Costituzione diventa flessibile

L’Articolo II, Sezione 2 della Costituzione americana conferisce al Presidente il potere di stipulare trattati con l’approvazione di due terzi del Senato. Su queste basi, nel 1898, il Congresso ratificò il trattato del Presidente William McKinley per l’annessione delle Hawaii. Ci vollero 60 anni di proteste perché le Hawaii diventassero uno stato, il che la dice lunga sulla pazienza americana quando si tratta di “integrare” nuovi territori.

Certo, non sempre le ambizioni espansionistiche hanno successo. Il Presidente Ulysses S. Grant propose nel 1870 l’annessione di Santo Domingo, pensando potesse essere un rifugio per gli ex schiavi in fuga dalla discriminazione negli Stati del Sud. Il Congresso bocciò l’idea, dimostrando che a volte anche l’imperialismo ha i suoi limiti.

Cuba: quando lo zucchero è più amaro della libertà

Il caso Cuba è emblematico della pragmatica americana. Nel 1898, gli USA invasero Cuba, Porto Rico, le Filippine e Guam. Mentre ottennero la sovranità su quasi tutti questi territori, Cuba rimase esclusa grazie al Senatore Henry Teller del Colorado.

Il motivo? Non erano tanto i nobili ideali di autonomia e autodeterminazione, quanto la prosaica paura che lo zucchero cubano potesse rovinare il mercato dei produttori di barbabietola da zucchero americani. Come si dice, prima il business, poi la geopolitica. Un errore strategico che farà la Storia, ma torniamo al paese dei ranger e della foglia d’acero, l’articolo ha bisogno di una conclusione.

Il Canada moderno: tra allarmismi e realtà economica

Quando oggi sentiamo parlare di annessione del Canada, dovremmo forse sorridere delle interpretazioni drammatiche dei media. Come suggerisce il Professor Robert Huish della Dalhousie University, i rappresentanti del Congresso devono vedere l’annessione del Canada come un onere ridicolo, sia politicamente che finanziariamente. In effetti, gestire un territorio grande quanto l’Europa, con una popolazione orgogliosamente indipendente e un sistema sanitario pubblico, potrebbe essere più un mal di testa che un trofeo.

Per questo, mettendo da parte le uscite di Trump (anche perché l’impressione è che le riprenderemo tra non molto), la vera strategia dovrebbe essere quella basata su diplomazia e buon senso.

La forza delle relazioni tra Canada e Stati Uniti risiede nei legami interpersonali e commerciali. I politici canadesi a tutti i livelli devono mantenere aperte le linee di comunicazione con il Congresso americano, specialmente negli stati economicamente strategici. Dopotutto, è più facile fare affari con un vicino amichevole che gestire un territorio ribelle. E poi, chi vorrebbe davvero prendersi la responsabilità di gestire il clima di Toronto?

  1. Il presidente eletto ha minacciato di usare la “forza economica“, non quella militare, per spingere il Canada a diventare il 51° stato degli USA. Durante una conferenza stampa in Florida, Trump ha criticato il deficit commerciale con il Canada, sostenendo che gli Stati Uniti non hanno bisogno di importare prodotti canadesi come auto, legname e latticini. Ha poi affermato che gli USA spendono “centinaia di miliardi” per sostenere il Canada e che il confine tra i due paesi è solo una “linea artificiale”. ↩

L’articolo Canada territorio USA? Guida storica per capire se è possibile è tratto da Futuro Prossimo.

Previsioni, geopolitica 

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