Da questa settimana Futuro Prossimo sarà disponibile anche in lingua Hindi. Esploreremo ricerche scientifiche, mediche e tecnologiche anche dalla dinamica India. Questo articolo sulla Coscienza Cellulare vuole essere un primo esempio di come gli studi occidentali abbracciano anche filosofie di segno diverso.
La coscienza è forse il più grande mistero che la scienza e la filosofia si trovano ad affrontare. Com’è possibile che da mere interazioni fisiche e chimiche emerga quella scintilla di consapevolezza che permea la nostra esperienza? Eppure, un nuovo libro dal titolo “The Sentient Cell” suggerisce che forse stiamo cercando nel posto sbagliato.
Secondo gli autori (tre eminenti studiosi di diverse discipline) la coscienza non sarebbe un prodotto tardivo dell’evoluzione, appannaggio solo degli organismi più complessi, bensì una caratteristica fondamentale della vita stessa, presente fin nei suoi costituenti di base: le cellule e persino alcune macromolecole. Quella della “Coscienza cellulare” è una tesi dirompente. Se confermata potrebbe rivoluzionare non solo la biologia, ma la nostra stessa concezione del rapporto tra mente e materia.
La teoria della coscienza cellulare (CBC)
Al centro del libro di Arthur Reber, Frantisek Baluska e William Miller c’è, come detto, la teoria della CBC: ovvero della base cellulare della coscienza. Secondo questa ipotesi, la coscienza emergerebbe a livello cellulare dalla coordinazione di strutture e processi interni. In particolare dalle interazioni tra le membrane plasmatiche eccitabili e i polimeri del citoscheletro. In altre parole, ogni cellula sarebbe dotata di una forma di “proto-coscienza”, una capacità intrinseca di percepire, valutare e rispondere agli stimoli ambientali.
Ma la teoria si spinge ancora oltre. Gli autori propongono che la comparsa delle prime cellule viventi, racchiuse da una versione ancestrale della membrana plasmatica, coincida con l’origine stessa della vita e della coscienza. In questa prospettiva, la coscienza non sarebbe un’aggiunta successiva, bensì un aspetto costitutivo della vita fin dal suo inizio, sorto all’emergere delle prime forme cellulari oltre quattro miliardi di anni fa.
Questa idea ha implicazioni profonde per la nostra comprensione dell’evoluzione biologica. Se la coscienza è una proprietà intrinseca delle cellule, allora ha probabilmente giocato un ruolo chiave nel plasmare il corso della vita sulla Terra.
La copertina del saggio uscito lo scorso ottobre.
L’evoluzione è guidata dalla cognizione cellulare
Gli autori (uno psicologo, un botanico, un biologo) introducono il concetto di “creatività evolutiva”. Secondo questa teoria, nessun tratto o funzione che abbia avuto un valore adattativo si perde mai completamente, ma diventa la base per l’emergere di nuove caratteristiche.
In questa luce, la coscienza cellulare non sarebbe un semplice epifenomeno, ma una forza attiva nell’evoluzione, che guida le cellule verso un problem-solving sempre più efficace e creativo in risposta alle sfide ambientali. La vita stessa, suggeriscono gli autori, è una forma di cognizione incarnata, in cui la coscienza “galvanizza” l’evoluzione attraverso la ricerca di soluzioni adattative. E non è ancora finita qui.
Menti molecolari e nano-cervelli cellulari
Gli autori di “The Sentient Cell” esplorano anche l’affascinante possibilità che persino singole macromolecole possano essere dotate di una forma di “mente”.
Nel libro si cita l’esempio della proteina mTOR, che nei mammiferi regola una vasta gamma di processi cellulari, dalla sintesi proteica al rimodellamento del citoscheletro e persino allo sviluppo cerebrale. Una proteina dalle funzioni importantissime, che abbiamo incrociato a proposito delle incredibili proprietà della Rapamicina, un farmaco al centro di molte ricerche contro cancro, degrado cognitivo e invecchiamento. Come può una singola molecola controllare funzioni così diverse e complesse? Forse, suggeriscono gli autori, comportandosi essa stessa come una sorta di “cervello”, integrando informazioni e prendendo “decisioni” su molteplici livelli.
Più in generale, il libro teorizza che praticamente ogni componente intracellulare (dalla membrana plasmatica ai microtubuli del citoscheletro) possa essere dotata di un “nano-cervello”, di una “mente” rudimentale. Una visione radicale, che se confermata implicherebbe una diffusione della coscienza ben più capillare di quanto immaginiamo, fin nei recessi più profondi della materia vivente.
La teoria della coscienza cellulare è un punto di incontro che riecheggia filosofie antiche come quelle dei testi sacri indiani.Brahman è il mare della coscienza senza forma, noto anche come coscienza cosmica, descritto nel sistema yogico e alla base dell’induismo.
Implicazioni etiche e filosofiche
Le idee dei tre autori sulla “Coscirnza cellulare” hanno ripercussioni che vanno ben oltre la biologia. Sul piano etico, ad esempio, sollevano interrogativi profondi sulle nostre scelte alimentari. Se ogni cellula è dotata di una forma di coscienza, di sensazioni e percezioni, come possono vegetariani e vegani giustificare le loro scelte? Gli autori suggeriscono una soluzione provocatoria (uno dei punti chd più mi ha fatto storcere il naso): limitarsi a consumare quelle piante che “vogliono” essere mangiate.
Eh? Riformulo. Limitarsi a consumare piante che nel corso dell’evoluzione hanno sviluppato meccanismi per risultare appetibili e nutrienti per altre specie. Un approccio che richiama il principio di non violenza del Giainismo e, più in generale, delle filosofie induiste.
Già. L’idea di una coscienza cellulare sembra riecheggiare antiche intuizioni, come quella delle Upanishad secondo cui la realizzazione della coscienza in ogni pulsazione di vita è la via per l’immortalità e la liberazione. O la visione non duale dei Veda, per cui la coscienza individuale è in ultima analisi illusoria e ciò che davvero esiste è un unico terreno primordiale, il Brahman, di cui tutti partecipiamo.
Come scriveva la grande biologa Lynn Margulis, una pioniera dell’idea di coscienza cellulare e considerata la più grande biologa dopo Darwin:
L’intuizione vedica secondo cui la coscienza individuale è illusoria e ognuno di noi appartiene a un unico terreno primordiale (il Brahman) potrebbe essere accurata. Condividiamo un’eredità comune, non solo chimica ma di coscienza, del bisogno di sopravvivere in un cosmo la cui materia condividiamo ma che è esso stesso indifferente al nostro vivere e alla nostra auto-preoccupazione.
Lynn Margulis
Coscienza cellulare: verso una nuova comprensione della vita e della mente?
Siamo, temo, ancora lontani da una dimostrazione definitiva della teoria della coscienza cellulare. Ma il libro “The Sentient Cell” ha il merito di gettare nuova luce su uno dei più grandi misteri che da sempre affascinano l’umanità: l’origine e la natura della coscienza. E lo fa in modo coraggioso e visionario, sfidando molti dei dogmi della biologia contemporanea e aprendo prospettive inedite sul rapporto tra vita, mente e materia. Fossi in voi lo leggerei (approfitto per ricordarvi che non faccio affiliazioni, non prendo percentuali per i link, non mi regalano copie: compro, leggo, suggerisco. Punto).
Comunque la pensiate, e lo suggeriscono gli stessi autori, la chiave per comprendere davvero la coscienza potrebbe essere quella di cercarla non solo nei recessi del cervello umano o delle specie più evolute, ma nell’esplorarla fin nelle sue manifestazioni più elementari e universali, quelle cellulari e molecolari. Una sfida affascinante e vertiginosa, che richiederà senza dubbio ancora molto lavoro teorico e sperimentale, ma che potrebbe portarci più vicini a svelare uno dei più profondi misteri dell’esistenza.
E chissà che, come intuivano gli antichi saggi indiani, la risposta non sia sempre stata lì, davanti ai nostri occhi, in ogni pulsazione di vita che permea l’universo. Forse, la coscienza non è un miraggio effimero nel deserto della materia, ma la sostanza stessa di cui è intessuta la realtà. Un pensiero al tempo stesso sconvolgente e meraviglioso, che se confermato potrebbe rivoluzionare tutto. La sfida, ora, è avere la pazienza e il coraggio di esplorarlo fino in fondo.
L’articolo Coscienza cellulare, le teorie che possono stravolgere biologia ed etica è tratto da Futuro Prossimo.
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