Quante volte avete sentito dire che nel mondo tech le donne sono sottorappresentate? I numeri non mentono: solo il 22% dei professionisti tech in Italia è donna. Ma questi numeri raccontano solo una parte della storia. Quello che non dicono è che le donne tech che riescono a farsi strada stanno cambiando le regole del gioco, portando prospettive diverse e soluzioni innovative che affrontano problemi reali e non solo gadget tecnologici per il prossimo trimestre. Non è un caso che Talent Garden, uno dei principali ecosistemi di innovazione in Europa, stia puntando forte su profili femminili che attraversano i confini tra discipline diverse: dalla fisica all’intelligenza artificiale, dal diritto al caregiving innovativo. Sono proprio questi profili “ibridi” che stanno silenziosamente rivoluzionando il panorama tech italiano.
Le pioniere della tech italiana
C’è un filo invisibile che lega le storie di queste donne tech: tutte hanno saputo combinare competenze diverse, creando quella visione multidisciplinare che spesso manca nell’approccio puramente tecnico. Giulia De Martini, con il suo background in fisica e biostatistica, oggi guida TheFabLab come CEO e Head of Research. Martina Domenicali ha trasformato la sua formazione legale in una startup di legal tech. Cinzia Tessarolo ha rivoluzionato il concetto di caregiving con Family+Happy.
Non si tratta solo di “donne in un mondo di uomini”, ma di menti brillanti che hanno saputo vedere connessioni dove altri vedevano solo compartimenti stagni. Le loro storie rappresentano un cambio di paradigma: non più tech per la tech, ma innovazione al servizio di problemi concreti e socialmente rilevanti. È questo, se ci pensate, il passaggio silenzioso ed epocale delle donne tech in Italia. Un passaggio che supera completamente la questione della rappresentatività. La donna tech in Italia non è lì per rappresentare, ma per realizzare.
Giulia De Martini: la fisica che mette insieme i puntini

Al timone di TheFabLab, come detto, c’è Giulia De Martini, una fisica che ha deciso di studiare l’impatto dell’innovazione nella società con un approccio olistico. Il suo laboratorio di produzione digitale non è solo un luogo dove si creano prototipi, ma uno spazio di consapevolezza sulle competenze tecnologiche e umane necessarie per navigare il futuro. E non è mai una questione puramente tecnica o di genere, come potete leggere dalle sue stesse parole:
Per me, l’innovazione emerge dalla complessità e quindi dalla diversità. Un team efficace deve avere persone con competenze diverse: sia quelle maturate sul campo (skill first), sia quelle strutturate attraverso percorsi formali. Allo stesso modo, un team solo maschile o solo femminile sarebbe un limite. L’innovazione prospera quando è costruita su un ecosistema variegato, proprio come in natura un ambiente più biodiverso è più resiliente.
Mi colpisce la sua analogia con gli ecosistemi naturali, perché coglie perfettamente l’essenza del problema: l’omogeneità genera fragilità, mentre la diversità crea resilienza. È un principio che vale tanto in natura quanto nell’innovazione tecnologica. Giulia si impegna anche in prima persona per allargare l’accesso all’innovazione, consapevole che per molte donne tech la porta è stata (e spesso è ancora) chiusa. La sua testimonianza è un potente promemoria di quanto sia importante non solo eccellere nel proprio campo, ma anche aprire la strada ad altre.
Martina Domenicali: quando la legge incontra l’IA

Se c’è un settore che fino a 20 anni fa sembrava immune anche solo alla digitalizzazione, è quello legale. Eppure, Martina Domenicali ha visto un’opportunità dove altri vedevano solo tradizione. Con Lexroom.ai sta aiutando gli avvocati a risparmiare il 73% del loro tempo nella ricerca legale attraverso un software di intelligenza artificiale.
La sua formazione a Bologna e la specializzazione in Nuove Tecnologie al King’s College di Londra rappresentano perfettamente quella contaminazione di competenze che caratterizza le donne tech più innovative. Non si è limitata a essere un’avvocatessa che usa la tecnologia, ma ha creato un ponte tra due mondi apparentemente distanti. E ha una visione molto chiara sul valore della diversità nei team di innovazione:
Io credo fortemente in due cose: come la multidisciplinarietà porta valore nelle persone chiave di un team, così anche la complementarietà di soft skills che si ha in un founding team di donne e uomini. La diversità di approcci unita all’allineamento nella visione è uno strumento molto potente che ha permesso al nostro team di crescere velocemente.
È particolarmente significativa la sua osservazione sulle differenze di approccio tra uomini e donne nel mondo delle startup. Quando afferma che le donne devono imparare che “è meglio chiedere scusa che permesso”, tocca un punto nevralgico: spesso le donne tech si autolimitano aspettando il momento “giusto” o il permesso di osare, mentre l’ecosistema startup premia chi si muove rapidamente, anche a costo di sbagliare.
Cinzia Tessarolo: reinventare il caregiving con la tecnologia

In un’epoca in cui si parla tanto di work-life balance, Cinzia Tessarolo ha creato qualcosa che va oltre le parole. Con Family+Happy, Cinzia ha sviluppato un servizio di Caregiving innovativo che utilizza l’intelligenza artificiale per selezionare e certificare caregiver a livello nazionale.
La sua intuizione? Rendere il caregiving professionale più economico del lavoro in nero e disponibile anche per emergenze entro 90 minuti. Bam. Un modello che coinvolge le aziende, creando un raro esempio di win-win dove tutti traggono beneficio: i dipendenti, le aziende (che riducono le ore di assenza) e i caregiver stessi. Come donna e imprenditrice, Cinzia ha saputo vedere un problema che molti ignoravano, trasformandolo in un’opportunità di business con forte impatto sociale. È la dimostrazione concreta di come le donne tech spesso portino nell’innovazione una sensibilità verso problemi di vita reale che altri potrebbero trascurare.
Le altre donne tech che stanno lasciando il segno
L’ecosistema di Talent Garden non si limita alle founder, ma include anche ex studentesse che stanno tracciando nuove strade. Sandra Cutrone ed Elisa Furlanetto, entrambe formatesi in UE Design, hanno costruito carriere nell’ambito User Experience ed E-Commerce, settori storicamente dominati dagli uomini. Il caso di Alice Pomiato, poi, è particolarmente emblematico: grazie al Master in Business Sustainability Management è diventata una delle divulgatrici più influenti in ambito sostenibilità, con ben 73mila follower su Instagram. Altro paradigma, le donne tech stanno ridefinendo anche i confini della comunicazione scientifica e della divulgazione, portando temi complessi a un pubblico sempre più ampio.
Il valore dell’approccio skill-first nell’innovazione
Un tema ricorrente nelle storie di queste donne tech è l’importanza di un approccio basato sulle competenze concrete (“skill-first”) piuttosto che su percorsi formativi tradizionali. Come osserva Giulia De Martini:
Nel mondo dell’AI, per esempio, non esistono ancora percorsi accademici perfetti: conta di più l’esperienza pratica. Ma in un team servono anche pensatori strutturati, ed è qui che il mix tra skill first e competenze certificate diventa fondamentale.
Questa visione equilibrata rispecchia perfettamente l’approccio basato anche su formazione pratica e apprendimento sul campo, che arricchisce e non certo svaluta i percorsi accademici tradizionali. Come dice ancora Giulia:
Il valore aggiunto di una donna non è il genere in sé, ma la diversità che porta. E sono certa che i team più vari saranno quelli che porteranno i risultati migliori.
Ed è proprio questa varietà di background, approcci e visioni che rende l’ecosistema di innovazione italiano sempre più ricco e promettente.
Il futuro è già qui (più donna e più tech di quanto pensiamo)
Guardando al panorama tech italiano attraverso le storie di queste professioniste, emerge una verità semplice e potente: il futuro dell’innovazione sarà sempre più multidisciplinare, orientato a problemi concreti e, inevitabilmente, più femminile. Non per una questione di quote o di politicamente corretto, ma per pura necessità evolutiva: i problemi complessi richiedono approcci diversificati, e le donne tech stanno dimostrando di eccellere proprio in quella capacità di connettere discipline diverse e vedere oltre i compartimenti stagni. Come sottolinea Martina Domenicali, il valore va oltre il singolo progetto:
Il valore aggiunto non è solo nel singolo progetto, ma come esempio per le future generazioni. Non c’è motivo valido per cui le donne dovrebbero tirarsi indietro.
È questo il messaggio più importante di queste pioniere: stanno aprendo strade che altre potranno percorrere con maggiore facilità, creando modelli di leadership femminile in ambito tech che fino a poco tempo fa sembravano impensabili nel contesto italiano. Il paradosso è che mentre ancora discutiamo di gender gap nel tech, queste donne tech sono già al lavoro, silenziosamente ma inesorabilmente, per costruire il futuro.
E questi futuri che stanno costruendo sembrano decisamente più interessanti, umani e inclusivi di molte visioni tecnoutopiche a cui siamo stati abituati.
L’articolo Dalla fisica all’IA il tech è donna: come cambia l’eccellenza italiana è tratto da Futuro Prossimo.
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