La natura non agisce mai senza preavviso; siamo noi che spesso non sappiamo cogliere i segnali. Nel caso delle eruzioni vulcaniche, i segnali sono tanti (vibrazioni, deformazioni del terreno, movimenti di magma) ma catturarli insieme, e con precisione, è stato impossibile fino ad oggi.
Un progetto internazionale sta cambiando le regole del gioco nella penisola di Reykjanes, in Islanda, utilizzando una tecnologia chiamata rilevamento acustico distribuito (DAS). Ed è affascinante come qualcosa di apparentemente lontano dai vulcani (un semplice cavo in fibra ottica) si sia rivelato lo strumento perfetto per spiarli. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Fibre ottiche che ascoltano il magma
La tecnologia in questione ha qualcosa di poetico, se ci pensate. Gli stessi cavi che trasportano i nostri messaggi, le nostre foto, i nostri stream e i nostri dati potrebbero salvarci la vita. Il sistema DAS (Distributed Acoustic Sensing) installato nella penisola di Reykjanes funziona dirigendo laser attraverso cavi in fibra ottica sotterranei. Quando il terreno vibra a causa dei movimenti del magma, queste vibrazioni influenzano il percorso del laser, creando una “fase di cambiamento” che i ricercatori possono misurare e interpretare.
Mi colpisce la rapidità con cui tutto è stato implementato. Jiaxuan Li, primo autore dello studio pubblicato su Science e geofisico dell’Università di Houston, ha dichiarato che sono bastati appena 10 giorni per installare il sistema su un cavo lungo 100 chilometri dopo un significativo evento di intrusione magmatica avvenuto il 10 novembre 2023. Circa un mese dopo, il sistema ha registrato la sua prima eruzione. Non male per un progetto che potrebbe rivoluzionare la sicurezza vulcanica.
Ma il vero colpo di genio sta nell’utilizzo di infrastrutture esistenti. Non servono costosi impianti dedicati; bastano cavi già presenti e inutilizzati per creare una rete di sorveglianza capillare che non ha eguali in termini di precisione.
La danza invisibile che precede il disastro
Come funziona esattamente questo sistema di preavviso? Il magma, quando inizia a salire verso la superficie, comprime e deforma il terreno sovrastante. I sensori nei cavi possono misurare questi cambiamenti con una precisione molto maggiore rispetto ai tradizionali sistemi GPS o alle immagini satellitari.
Quello che più mi stupisce è che i dati raccolti potrebbero dare un preavviso di mezz’ora, in alcuni casi addirittura di alcune ore prima dell’eruzione. Posso confermarvi che mezz’ora può sembrare poco quando si parla di disastri naturali, ma in alcuni casi può tornare molto utile evacuare una zona a rischio. Pensate a Grindavík, la cittadina islandese che ha dovuto evacuare ripetutamente a causa delle eruzioni recenti. Per i suoi abitanti, quei 30 minuti potrebbero significare la differenza tra perdere o salvare effetti personali, i ricordi, in qualche caso animali domestici.
Il sistema ha già dimostrato la sua utilità aiutando i sismologi a comprendere meglio il comportamento del magma sotterraneo. Un aspetto non trascurabile, considerando che l’Islanda sta entrando in un periodo caratterizzato da eruzioni più frequenti.
Una rete globale di sentinelle contro le eruzioni vulcaniche
Mentre scrivo questo articolo dai Campi Flegrei, l’area vulcanica attiva di Napoli dove vivo, non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe utile un sistema simile qui. O sul Vesuvio, altro “vicino ingombrante” di casa nostra. O ancora a Yellowstone, negli Stati Uniti, dove un supervulcano dorme sotto un paradiso naturale. Vedremo mai questi “cavi spia” anche lí?
La bellezza di questa tecnologia di preavviso eruzioni vulcaniche è la sua scalabilità. Ovunque ci siano cavi in fibra ottica e vulcani attivi, potenzialmente si potrebbe implementare un sistema DAS. Mi viene da pensare a quanto sarebbe più sereno il sonno di milioni di persone che vivono nelle vicinanze di vulcani attivi se sapessero di avere un sistema di preavviso affidabile.
Zhongwen Zhan, geofisico del California Institute of Technology il cui laboratorio ha condotto la ricerca, ha sottolineato che c’è ancora molto lavoro da fare e che ogni vulcano è diverso. Ma la tecnologia DAS offre una nuova capacità di vedere cose prima invisibili. Ha anche evidenziato come il progetto sia un ottimo esempio della potenza della collaborazione internazionale.
Forse è proprio questo il punto: la fibra ottica non collega solo computer, ma anche persone e competenze. E in questo caso, potrebbe collegare anche la scienza alla sicurezza pubblica, in un modo che fino a ieri sembrava impossibile. Perché a volte la salvezza sta nelle cose più semplici e quotidiane: un cavo che passa sotto i nostri piedi potrebbe un giorno sussurrarci “corri” con sufficiente anticipo.
L’articolo Eruzioni vulcaniche col preavviso, la fibra ottica ci salverà è tratto da Futuro Prossimo.
Tecnologia, vulcani