Pietra, bronzo, ferro: per quasi due secoli, questa sequenza ha rappresentato le tappe fondamentali dell’evoluzione tecnologica umana nella preistoria. Ma se la pietra fosse stata solo una parte del quadro? Se il legno, un materiale deperibile e raramente conservato, avesse avuto un ruolo altrettanto cruciale nello sviluppo dei nostri antenati? È l’intrigante ipotesi suggerita da una recente scoperta relativa al sito di Schöningen, in Germania, dove archeologi hanno portato alla luce una vasta collezione di oggetti in legno risalenti a 300.000 anni fa.
Lance, bastoni da lancio, attrezzi per la lavorazione delle pelli: questi manufatti testimoniano l’abilità artigianale e la complessità sociale dei pre-Homo sapiens, sfidando l’idea che la pietra fosse il materiale dominante dell’epoca.
Il sito di Schöningen e la scoperta delle armi in legno
Il sito archeologico di Schöningen, situato nella Germania settentrionale, ha restituito un tesoro di oggetti in legno risalenti alla fine di un periodo interglaciale caldo. Tra il 1994 e il 2008, gli scavi condotti in una miniera di carbone a cielo aperto hanno portato alla luce due dozzine di lance complete o frammentate (ognuna alta circa due metri) e bastoni da lancio a doppia punta (lunghi la metà di una stecca da biliardo).
Sono considerate le più antiche armi da caccia conservate, e hanno fornito nuove intuizioni sull’intelligenza, l’interazione sociale e le abilità di fabbricazione di utensili dei nostri antenati estinti (che da poco abbiamo potuto “guardare negli occhi” grazie a una dettagliatissima ricostruzione).
Lance e bastoni da lancio risalenti a circa 300.000 anni fa. Sono tra i numerosi oggetti in legno scavati tra il 1994 e il 2008 in una miniera di carbone a cielo aperto nel nord della Germania.
Il ribaltamento delle teorie precedenti su preistoria e specie pre-Homo sapiens
La scoperta delle prime tre lance a Schöningen a metà degli anni ’90, insieme a strumenti in pietra e resti macellati di 10 cavalli selvatici, bastava da sola a ribaltare le idee prevalenti sull’intelligenza e le capacità dei nostri antenati.
All’epoca, il consenso scientifico era che fino a circa 40.000 anni fa le specie che hanno preceduto gli Homo sapiens vivessero praticamente alla giornata. E invece fabbricavano strumenti e armi per cacciare selvaggina di grossa taglia.
Non solo comunicavano tra loro per abbattere le prede, ma erano abbastanza sofisticati da organizzare la macellazione e l’arrostitura.
Thomas Terberger, archeologo e capo della ricerca presso il Dipartimento dei Beni Culturali della Bassa Sassonia
L’analisi dei manufatti in legno e le implicazioni tecnologiche
Lo studio più recente, iniziato in pieno periodo Covid nel 2021, ha esaminato più di 700 pezzi di legno. Molti di questi erano stati conservati per i due decenni precedenti in vasche refrigerate di acqua distillata per simulare il sedimento impregnato d’acqua che li aveva protetti dal decadimento. Con l’aiuto di microscopi 3D e scanner micro-CT che evidenziavano segni di usura o tagli, i ricercatori hanno identificato 187 pezzi di legno che mostravano prove di spaccatura, raschiatura o abrasione.
“Fino ad ora, si pensava che la spaccatura del legno fosse stata praticata solo dagli umani moderni”. A dirlo è Dirk Leder, archeologo sempre della Bassa Sassonia e primo autore dello studio. La preistoria va riscritta.
L’ipotesi di un’Età del Legno
I risultati di Schöningen suggeriscono che il legno potrebbe essere stato un materiale altrettanto importante della pietra per i nostri antenati della preistoria. “Possiamo probabilmente presumere che gli utensili in legno siano in circolazione da tanto tempo quanto quelli in pietra. Cioè da due milioni e mezzo o tre milioni di anni”, ha detto Terberger. “Ma poiché il legno si deteriora e raramente sopravvive, il pregiudizio di conservazione distorce la nostra visione dell’antichità”.
Questo ha portato alcuni archeologi a suggerire che l’Età della Pietra potrebbe essere stata in realtà l’Età del Legno.
Degli oltre 10.000 siti archeologici che possono essere fatti risalire al Paleolitico inferiore (2,7 milioni – 200.000 anni fa), il legno è stato recuperato da meno di 10.
Le abilità artigianali e sociali dei nostri antenati
L’analisi dettagliata delle lance ha indicato che i nostri antenati dell’Età della Pietra (o del Legno, ovviamente) pianificavano attentamente i loro progetti di lavorazione del materiale ricavato dagli alberi, seguendo un ordine preciso: togliere la corteccia, rimuovere i rami, affilare la punta della lancia, indurire il legno nel fuoco.
Gli strumenti in legno avevano un livello di complessità tecnologica superiore a quello che di solito vediamo negli strumenti in pietra di quell’epoca.
Dirk Leder
Inoltre, alcune delle punte di lancia erano state riaffilate dopo precedenti rotture o smussature, e alcune delle armi rotte erano state intagliate, lucidate e riutilizzate per altri scopi. Questi dettagli suggeriscono che i nostri antenati fossero abili artigiani, capaci di pianificare, riparare e perfino riciclare i loro strumenti.
Un’immagine più umana della Preistoria
Per Annemieke Milks, antropologa dell’Università di Reading che ha collaborato al progetto, l’idea che i nostri antenati dell’Età della Pietra fossero artigiani contribuisce a umanizzarli. “Lavorare il legno è lento, anche se si è bravi”, ha detto. “Ci sono molti passaggi diversi nel processo”.
Immaginare un gruppo di Neanderthal raccolti attorno a un falò serale, che assemblano, levigano e riparano i loro manufatti in legno rende tutto molto, molto più vicino, in un certo senso.
In conclusione, la scoperta di Schöningen getta nuova luce sulle abilità tecnologiche e sociali dei nostri antenati preistorici, suggerendo che il legno potrebbe aver avuto un ruolo importante quanto quello della pietra nel loro sviluppo. Il ruolo del legno nella preistoria aggiunge un altro capitolo affascinante alla nostra comprensione dell’evoluzione umana.
L’articolo Età della Pietra o del Legno? Le nuove scoperte che riscrivono la preistoria è tratto da Futuro Prossimo.
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