Il miracolo della vita, a quanto pare, ha un costo energetico sorprendente. Secondo una ricerca condotta da scienziati australiani e pubblicata su Science (ve la linko qui), per portare a termine una gravidanza il corpo di una donna consuma circa 50.000 calorie in più rispetto al normale.
Una cifra impressionante che supera di gran lunga le stime precedenti e apre nuove prospettive sulla biologia della riproduzione umana.
Una nuova stima del dispendio energetico in gravidanza
Lo studioguidato da Dustin Marshall, biologo evoluzionista della Monash University, ha preso in esame i dati relativi a 81 specie diverse, dai microscopici rotiferi ai mammiferi come capre e cervi. I ricercatori hanno scoperto che la taglia di un animale influenza notevolmente l’energia necessaria per riprodursi: se per generare un nuovo rotifero basta meno di un milionesimo di caloria, un cervo ha bisogno di oltre 112.000 calorie per dare alla luce un cerbiatto.
La vera sorpresa, però, è arrivata quando il team di Marshall ha calcolato che, in molte specie, i costi energetici indiretti della gravidanza (quelli cioè sostenuti dall’organismo materno) superano quelli diretti, ovvero l’energia immagazzinata nei tessuti del nascituro.
Il neonato stesso diventa un errore di arrotondamento. Ci è voluto un po’ per accettare questa idea.
Dustin Marshall
Mammiferi (e in particolare umani): campioni di “spesa”
I risultati più estremi riguardano proprio i mammiferi: in media, solo il 10% dell’energia usata da una femmina di mammifero durante la gravidanza finisce nel cucciolo. Il restante 90% serve a sostenere il metabolismo e le funzioni dell’organismo materno.
E l’essere umano non fa eccezione, anzi. Secondo le stime di Marshall e colleghi, una donna incinta consuma circa 50.000 calorie in più nell’arco di 9 mesi. Di queste, solo il 4% (circa 2.000 calorie) viene immagazzinato nei tessuti del feto. Il restante 96% serve a far funzionare a pieno regime il corpo della futura mamma.
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Gravidanza, le ragioni di un costo così alto
Perché la gravidanza richiede così tanta energia “extra”? Gli autori dello studio avanzano alcune ipotesi. Nelle specie che generano piccoli vivi, come i mammiferi, le madri devono sostenere la crescita degli embrioni all’interno del proprio corpo, mentre negli animali ovipari gran parte dello sviluppo avviene all’esterno, nell’uovo.
Inoltre, i mammiferi spesso sviluppano una placenta per trasferire nutrimento al feto, un processo che richiede molta energia. E nel caso specifico dell’essere umano, la gravidanza dura più a lungo che nella maggior parte degli altri mammiferi, con un conseguente aumento dei costi metabolici.
È stato scioccante. Siamo tornati più volte alle fonti, perché il risultato sembrava incredibilmente alto rispetto alle aspettative teoriche.
Dustin Marshall
Nuove prospettive sulla biologia riproduttiva
Questo studio getta nuova luce sui costi nascosti della riproduzione e sulla complessa fisiologia della gravidanza. Comprendere meglio il dispendio energetico associato a questo processo cruciale potrebbe aiutarci a migliorare la salute di madri e nascituri, ottimizzando l’apporto nutrizionale e le cure prenatali. Almeno finché la gravidanza sarà un processo interno al nostro corpo (parentesi distopica).
Non solo: la ricerca di Marshall e colleghi potrebbe spiegare perché le mamme dei mammiferi si prendono così tanta cura dei loro piccoli anche dopo la nascita. Avendo già investito così tanto durante la gestazione, hanno tutto l’interesse a garantire la sopravvivenza della prole.
Insomma, la gravidanza è davvero un lavoro a tempo pieno per l’organismo femminile. Un lavoro che richiede un surplus energetico considerevole, finora sottostimato. D’altronde, crescere una nuova vita non è un’impresa da poco: vale l’equivalente di ben 50 barattoli di gelato, care (future) mamme. Altro che mangiare “solo per due”.
L’articolo Gravidanza umana: 50.000 calorie di costo energetico, ben più del previsto è tratto da Futuro Prossimo.
Medicina, Gravidanza