Nel tardo XIX secolo ogni esecuzione musicale, ogni performance teatrale, persino l’osservazione di un arcobaleno erano eventi unici e irripetibili. Poi sono arrivate innovazioni multimediali che hanno garantito la riproducibilità, trasformando radicalmente il nostro rapporto con la cultura popolare. Andiamo avanti veloce fino ai giorni nostri: oggi i nativi digitali, cresciuti in un mondo saturo di tecnologia, sono quasi in una fase di reflusso. Quasi sul punto di guidare una rivoluzione silenziosa che potrebbe riportarci a quella dimensione di autenticità perduta. Ci riusciranno?
La nascita di un’era dominata dagli schermi
Il cinema e la radio hanno dato vita a un’epoca di cambiamenti radicali, guidata da imprenditori affascinati dalle nuove tecnologie. Questi pionieri dei media, spinti da un irrefrenabile entusiasmo, non si sono posti limiti: il futuro era nelle loro mani e avrebbe generato profitti straordinari. La loro visione era semplice: “content is King”, e più contenuti equivalevano a un futuro migliore. Cosa sarebbe potuto andare storto?
I nativi digitali e la dipendenza tecnologica
La Generazione Z (per gli amici GenZ), composta da giovani che oggi hanno tra i 13 e i 27 anni, è la prima ad essere nata completamente immersa nel mondo digitale. Per loro, la tecnologia non è stata un’aggiunta alla vita quotidiana, ma il principale strumento di comprensione del mondo. Dalle attività scolastiche alla socializzazione, tutto è stato mediato dagli schermi, limitando le esperienze dirette e l’apprendimento attraverso il contatto umano.
E allora qual è il problema? Perché scrivo che qualcosa sta cambiando, e che gli istinti dei nativi digitali si stanno evolvendo in una forza trainante per il cambiamento sociale?
Un recente sondaggio di Gallup negli Stati Uniti ha rivelato che oltre il 50% degli intervistati non si fida delle aziende tecnologiche, del governo o del sistema giudiziario. Questa generazione sta abbracciando tendenze come l’”underconsumption-core1” e il “de-influencing2“, mettendo in discussione i valori trasmessi dai media.
Il ritorno all’autenticità
Il 2025 segnerà un piccolo, grande punto di svolta: i nativi digitali inizieranno ad apprezzare la semplicità degli scambi umani senza mediazione tecnologica. È un ritorno al fondamentale, tanto rivoluzionario quanto lo fu il cinema ai suoi albori. Questa transizione, per quanto possa sembrare destabilizzante, rappresenta un ritorno alla nostra essenza più autentica e umana.
E sarà un’evoluzione va oltre la semplice disconnessione digitale. I nativi digitali stanno ridefinendo le priorità, preferendo contenuti generati dagli utenti ai costosi media tradizionali e cercando esperienze significative invece della gratificazione immediata del materialismo. Stanno anche richiedendo un equilibrio tra vita e lavoro che sarebbe stato impensabile per le generazioni precedenti.
Nativi digitali, il futuro oltre gli schermi
Il cambiamento che si profila all’orizzonte è tanto spaventoso quanto necessario. La generazione più digitale della storia ci mostrerà come riscoprire la dimensione umana dell’esistenza. È un paradosso affascinante: proprio coloro che sono nati nell’era digitale potrebbero guidarci verso un futuro più equilibrato e autentico.
- L’underconsumption-core è un movimento nato su TikTok che promuove uno stile di vita opposto al consumismo sfrenato. Si basa su principi semplici: utilizzare fino in fondo ciò che si possiede, acquistare solo l’essenziale e di qualità, valorizzare gli oggetti che già si hanno, anche se datati ed evitare acquisti impulsivi e sprechi. ︎
- Il De-influencing è un movimento che vede protagonisti creator che, anziché promuovere prodotti, sconsigliano acquisti non necessari e smascherano prodotti sopravvalutati. Il fenomeno ha raggiunto oltre 540 milioni di visualizzazioni su TikTok. ︎
L’articolo I nativi digitali stanno per ribellarsi: perché questo ci salverà tutti è tratto da Futuro Prossimo.
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