Che impatto hanno i robot e l’automazione sul mercato del lavoro? Secondo Stefano La Rovere, direttore della divisione robotica e IA di Amazon, l’idea che la tecnologia sottragga posti di lavoro è un mito da sfatare. In un’intervista esclusiva a CNBC, il top manager sostiene che l’innovazione sta in realtà migliorando i ruoli delle persone e aprendo nuove opportunità di carriera. Ve la propongo, poi ciascuno può farsi la sua idea.
La tecnologia potenzia i lavoratori
Fai il bravo, su. Stai calmo.
“È un mito che la tecnologia e i robot tolgano posti di lavoro”, ha dichiarato La Rovere. Invece di sostituire le persone, per lui la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale e altre tecnologie stanno potenziando i ruoli dei lavoratori. Dove ho già sentito questo concetto?
I robot e la tecnologia aiutano i nostri dipendenti riducendo la distanza da percorrere tra un’attività e l’altra, eliminando i movimenti ripetitivi o aiutandoli a sollevare pesi elevati.
Questo processo di “enhancement”, spiega il manager abruzzese, permette ai dipendenti di acquisire nuove competenze e capacità. E apre la strada a nuove prospettive di carriera. “A loro volta, i nostri dipendenti possono imparare nuove abilità, acquisire nuove competenze che consentono loro di progredire verso i propri obiettivi professionali”, aggiunge.
700 nuove categorie di lavoro grazie alla tecnologia
Non solo la tecnologia non elimina posti di lavoro, secondo La Rovere, ma ne crea di nuovi. “Negli ultimi anni, l’uso della tecnologia ha creato più di 700 nuove categorie di lavoro”. Boom. Certo, a leggere questo dato ci si sorprende. Lui però cita un esempio su tutti: proprio il team guidato da lui, la divisione robotica e IA di Amazon, che si occupa di portare l’automazione nella vasta rete di centri di distribuzione responsabili dell’imballaggio e della spedizione degli ordini ai clienti.
Amazon ha installato più di 1.000 nuove tecnologie nella sua rete di centri di distribuzione europei negli ultimi cinque anni, per un investimento complessivo di oltre 700 milioni di euro (751 milioni di dollari). Grazie a queste innovazioni, il colosso dell’e-commerce afferma di aver potenziato più di 50.000 posti di lavoro nei suoi centri di distribuzione in Europa. Si, ma sono aumentati i posti di lavoro? Non mi è chiaro. Se da un lato, negli ultimi 5 anni, la crescita è stata palpabile (penso proprio al “Piano Italia” messo in atto dall’azienda di Seattle), dall’altro negli ultimi l’azienda di Bezos ha già fatto fuori quasi 30.000 posti di lavoro. In altri termini: dipende dai punti di vista: qualcuno può dire che c’è una crescita, qualcun altro può dire che guarda caso, proprio negli ultimi anni (con maggiore sviluppo di robot e AI) i posti di lavoro ristagnano. Anzi, forse si riducono. Ai posteri l’ardua sentenza?
Posti di lavoro e automazione: un cambio di paradigma?
Le dichiarazioni di La Rovere sfidano la narrativa dominante secondo cui l’automazione e la robotica siano destinate a sostituire il lavoro umano. Invece di vedere la tecnologia come una minaccia, il dirigente di Amazon la presenta come un’opportunità per migliorare le condizioni di lavoro, sviluppare nuove competenze e creare ruoli inediti. Non so come interpretare le sue parole, ma mi sento di dire che resto delle mie convinzioni: la prospettiva non è quella di contare quanti posti di lavoro “umani” ci sono o ci saranno. Tutti gli esseri umani “lavorano”: a parte chi non può farlo, ogni anima su questa terra può impegnarsi in attività fisiche o mentali. Il punto è a cosa servono queste attività. E dove sono concentrate.
Digit, uno dei robot di Agility Robotics “ingaggiato” da Amazon.
Aperta parentesi. Nel campo della logistica, dove Amazon fa da “King of the Castle”, dubito che l’automazione moltiplicherà a dismisura i posti di lavoro. Certo, emergeranno nuovi mestieri. Mantuenzione dei robot, gestione dei droni da consegne e altre skill che oggi nemmeno esistono impiegheranno moltissime persone. Il futuro in termini “numerici”, però, è ancora da scrivere. E mi concentrerei più sulle necessità delle persone che sui loro obblighi. Sulla distribuzione di ricchezze che, e questo è un fatto, si accumulano sempre di più nelle mani di pochi, tanto da configurare un possibile “Neo feudalesimo” dove i nuovi nobili sono le mega corporazioni. Chiusa parentesi.
In un mondo in rapida evoluzione, dove l’innovazione tecnologica sta ridefinendo il panorama lavorativo, la visione di Amazon offre una prospettiva alternativa e più ottimista. Direi protopica. Invece di temere l’automazione, forse dovremmo abbracciare le possibilità che offre: alleggerire i compiti più gravosi, liberare il potenziale dei lavoratori e aprire nuove strade professionali.
Se sapremo cogliere queste opportunità, la collaborazione tra uomo e macchina potrebbe rivelarsi una forza positiva per il futuro del lavoro. Ma non è tutto, e non basterà: la costruzione del futuro va fatta intorno all’uomo, non lo dimentichiamo mai.
L’articolo “I robot? Creano posti di lavoro, non li rubano”. Parola di Amazon. è tratto da Futuro Prossimo.
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