Era il 1962, l’uomo sognava la Luna e in tv andavano i The Jetsons, che in Italia si chiamavano “i Pronipoti” per familiarità con il cartone “Gli Antenati”, i celebri Flintstones degli stessi produttori Hanna & Barbera. Quella simpatica famigliola ci faceva “vedere” il mondo di 100 anni dopo, con le sue vicende ambientate nel 2062. A sessant’anni di distanza, quel futuro immaginario ci dice molto sul presente che stiamo vivendo e su come le nostre aspettative sul domani siano cambiate.
I Pronipoti: un viaggio nel futuro… dal passato
Sessant’anni fa, la serie animata dei Jetsons concludeva la sua prima e unica stagione. Una sola stagione! E sono diventati un mito, una piccola icona. Nonostante soli 24 episodi trasmessi tra settembre 1962 e marzo 1963, questo cartone ha raggiunto un’influenza enorme nella cultura popolare, con innumerevoli repliche, un reboot (che non ricordo bene, onestamente) a metà degli anni ’80 e perfino un lungometraggio nel 1990. Come detto, mentre I Flintstones erano ambientati nella mitica Bedrock dell’età della pipetra, I Pronipoti erano proiettati in un futuro (oggi) molto prossimo: il 2062. E come vivevano allora? Riformulo: quanto siamo vicini agli scenari previsti in questo cartone? Vediamo.
Tecnologie previste dai Jetsons
Tra le tecnologie immaginarie dei Pronipoti troviamo auto volanti, robot domestici, videochiamate, smartwatch, stampanti di cibo e turismo spaziale. Incredibile, vero? Certo, alcune di queste previsioni sembrano davvero lungimiranti, ma ci sono anche grandi punti ciechi. E no, non parlo delle auto volanti, eterne promesse che in fondo volano già, in fondo non volano affatto. Di cosa parlo, allora? Della società del futuro. Di almeno tre aspetti che i creatori dei Jetsons hanno clamorosamente sbagliato. Quali?
Il ruolo delle donne nel mondo del lavoro;
Quanto lavoreremo;
Dove lavoreremo.
E a ben vedere si capisce perchè. Alla fine i Jetsons, proprio come i Flintstones, ruotano attorno allo stesso modello di famiglia “nucleare” in una società industrializzata di metà XX secolo. Jane, la moglie, è a capo di un’azienda di riciclaggio, ma sembra non comportarle molto lavoro. A dispetto del ruolo, per la maggior parte la vediamo impegnata nelle “classiche mansioni” della tipica “casalinga tutta cucina e tv”. E quante ore si lavora, quindi? George, il capofamiglia, lavora solo due giorni a settimana, per un’ora al giorno.
La forza lavoro si riferisce a tutte le persone in età lavorativa che sono occupate e a quelle che sono disoccupate. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro esprime la forza lavoro come percentuale della popolazione in età lavorativa. Fonte: International Labour Organization
Questo riflette l’ottimismo degli anni ’60 che i guadagni ottenuti dai lavoratori nella prima metà del XX secolo sarebbero continuati nella seconda metà, portando a una “società del tempo libero” entro l’anno 2000. In realtà stiamo ancora lottando alla disperata per avviare settimane lavorative di 4 giorni, che nonostante gli ottimi risultati dove applicate sembrano ancora una chimera.
Il lavoro a distanza nei Pronipoti? Ma dove.
Nonostante George debba lavorare solo due ore a settimana, deve comunque recarsi in ufficio. Questo potrebbe riflettere il fatto che la rivoluzione di internet e del personal computing doveva ancora avvenire. I futurologi non iniziarono a entusiasmarsi per le prospettive del lavoro a distanza fino agli anni ’70. E dunque, caro George, via a timbrare il cartellino nel 2062, come un Fantozzi qualunque.
Analizzare i Jetsons oggi ci offre uno specchio interessante per comprendere come sono cambiate le nostre aspettative sul futuro. Mentre le previsioni tecnologiche “materialiste” su prodotti e dispositivi si sono avverate, altre, soprattutto quelle legate al mondo del lavoro e ai ruoli di genere, sembrano addirittura reazionarie.
Il futuro del lavoro: oltre i Jetsons
Il futuro di dove e quanto lavoreremo sarà senza dubbio plasmato dalla tecnologia. Ma le nostre percezioni e aspettative su ciò che può essere realizzato sono altrettanto importanti. I Pronipoti ci ricordano che immaginare il futuro è tanto un esercizio di creatività quanto una riflessione sul presente. George, Jane, i loro figli Judy ed Elroy, e perfino il cane Astro (e la cameriera robot) hanno tanto da dirci. Non su di loro, su noi stessi.
Pur non essendo un esercizio “serio” per immaginare scenari di futuro, restano un affascinante artefatto culturale che ci aiuta ad apprezzare il nostro presente e le nostre aspettative per il futuro. Senza fretta. Come dicono loro, “va bene in qualsiasi momento nei prossimi 5 minuti.” 🙂
L’articolo Il futuro dei nostri “Pronipoti”: le previsioni (giuste e non) dei The Jetsons è tratto da Futuro Prossimo.
Il futuro di ieri, previsioni