Grazie a un gruppo di scienziati della KAUST l’estrazione d’acqua sta per rivoluzionare la vita nelle zone più aride del pianeta. Il team di ricercatori della Università delle Scienze e Tecnologie Re Abdullah ha sviluppato un dispositivo rivoluzionario che estrae acqua dall’aria del deserto utilizzando unicamente l’energia solare. E quello che rende il sistema veramente unico è la sua fonte di ispirazione: la natura stessa. Come spiega Kaijie Yang, autore principale dello studio (che vi linko qui):
La nostra ispirazione iniziale è venuta dall’osservazione dei processi naturali, in particolare dal modo in cui le piante trasportano efficacemente l’acqua dalle radici alle foglie attraverso strutture specializzate. Questa biomimesi ha portato alla creazione di un sistema che funziona in modo continuo, senza necessità di intervento umano.
Come funziona il dispositivo per l’estrazione d’acqua dall’aria del deserto
Il cuore dell’innovazione risiede nei cosiddetti “ponti di trasporto in comune”, dei microcanali verticali che contengono una soluzione salina in grado di interagire con l’acqua presente nell’aria. Questo approccio permette al dispositivo di funzionare autonomamente per settimane, senza alcuna manutenzione. La scelta di materiali poco costosi (anche la soluzione salina è molto economica) non è casuale. L’obiettivo dei ricercatori è rendere questa tecnologia accessibile su larga scala, specialmente nelle regioni a basso reddito dove la siccità è particolarmente grave.
Schema dell’architettura del sistema di estrazione acqua e del processo di produzione di acqua dolce ( a ). Comprende (I) la cattura dell’acqua atmosferica da parte della parte inferiore della struttura MTB esposta all’ambiente (II) la generazione di vapore alimentato dall’energia solare dalla parte superiore della struttura MTB racchiusa in una camera (III) che condensa il vapore sulla superficie interna della camera e (IV) che raccoglie l’acqua dolce dalla condensa. In ( b ) Illustrazione del trasporto di calore e di massa. (I): Il calore generato dall’assorbitore solare viene condotto verso il basso lungo gli MTB. (II): Quando il vapore viene rilasciato, gli assorbenti vengono trascinati giù lungo gli MTB a causa del gradiente di concentrazione ( c ) Illustrazione di irrigazione off-grid dirigendo l’acqua prodotta (da a ) alle radici delle piante. Credito fotografico: KAUST
Risultati promettenti
I test condotti in Arabia Saudita hanno mostrato risultati incoraggianti. Il dispositivo è stato in grado di produrre da 2 a 3 litri di acqua per metro quadrato durante l’estate, e da 1 a 3 litri in autunno. Questi risultati, come detto, sono stati ottenuti in condizioni di completa autonomia, senza alcun intervento umano per diverse settimane. L’importanza di questa innovazione va ben oltre la mera curiosità scientifica, perchè l’acqua prodotta da questo sistema non è solo adatta al consumo umano, ma può essere utilizzata anche per l’agricoltura e l’allevamento. Le potenziali applicazioni pratiche potrebbero trasformare radicalmente la vita nelle regioni aride.
Conclusioni
L’estrazione d’acqua dall’aria del deserto rappresenta un passo significativo verso la soluzione di uno dei problemi più pressanti del nostro tempo. Combinando l’ispirazione dalla natura con tecnologie all’avanguardia, i ricercatori della KAUST hanno dimostrato che anche le sfide apparentemente impossibili possono essere superate. Forse, un giorno non troppo lontano, la vista di un dispositivo che estrae acqua dall’aria sarà tanto comune quanto un rubinetto nelle nostre case.
L’articolo KAUST, estrazione d’acqua dall’aria del deserto: fino a 3 litri/giorno è tratto da Futuro Prossimo.
Ambiente, acqua, KAUST