Cinquant’anni fa, il mondo scientifico fu scosso dalla scoperta di Lucy, un australopiteco vissuto 3,2 milioni di anni fa. Da allora, questa “madre di tutti noi” ha catalizzato l’immaginazione di scienziati e pubblico. Oggi una nuova ricerca sta per ribaltare la nostra visione di Lucy e, con essa, la comprensione dei nostri antenati preistorici. E se vi dicessimo che Lucy, contrariamente a quanto abbiamo sempre pensato, potrebbe essere stata completamente glabra?
La rivoluzione di Lucy
Quando i paleontologi scoprirono Lucy nel 1974, fu come trovare un pezzo mancante del puzzle dell’evoluzione umana. Il suo scheletro, sorprendentemente completo, ci ha fornito informazioni preziose su come i nostri antenati si muovevano e vivevano. Ma c’era un dettaglio che sembrava sfuggire alla fossilizzazione: il suo aspetto esteriore.
Per decenni, le ricostruzioni di Lucy l’hanno rappresentata coperta di una folta pelliccia rossiccia, simile a quella delle scimmie moderne. Questa immagine è diventata così iconica da essere quasi data per scontata. Ma la scienza, com’è sua natura, non smette mai di interrogarsi e di cercare nuove risposte.
Una nuova prospettiva sull’australopiteco
Gli ultimi progressi nell’analisi genetica ci suggeriscono una storia completamente diversa. Secondo questi studi (che vi linko qui), i nostri antenati diretti potrebbero aver perso la maggior parte del loro pelo corporeo tra 3 e 4 milioni di anni fa. Questo periodo coincide perfettamente con l’epoca in cui visse Lucy.
La scoperta cambia il nostro modo di immaginare Lucy, e getta anche nuova luce sull’intera traiettoria dell’evoluzione umana. L’idea di un australopiteco glabro sfida molte delle nostre supposizioni sul perché e quando i nostri antenati abbiano iniziato ad assomigliare a noi.
Le rappresentazioni dell’australopiteco Lucy sono sempre state sbagliate?
La scimmia nuda balla
P il pelo? Gli scienziati propongono diverse teorie:
Termoregolazione: la perdita del pelo potrebbe aver aiutato i primi ominidi a raffreddare il corpo più efficacemente nelle savane africane.
Sviluppo fisiologico ritardato: un corpo glabro potrebbe essere stato un adattamento legato al lungo periodo di sviluppo dei bambini umani.
Attrazione sessuale: la pelle nuda potrebbe aver giocato un ruolo nella selezione sessuale.
Protezione dai parassiti: meno pelo significa meno habitat per parassiti come pulci e zecche.
L’abito dell’australopiteco
Se Lucy era davvero glabra, sorge spontanea una domanda: quando i nostri antenati hanno iniziato a indossare vestiti? Sorprendentemente, altri studi suggeriscono che l’uso sistematico dell’abbigliamento potrebbe essere iniziato solo tra 83.000 e 170.000 anni fa.
Questo significa che per oltre 2,5 milioni di anni, i nostri antenati potrebbero essere stati semplicemente nudi.
La possibilità di un Lucy nudo ci costringe a riconsiderare molte delle nostre idee sulla vita preistorica. Come si sono adattati i nostri antenati a vivere senza la protezione del pelo? Come ha influenzato questo cambiamento le loro interazioni sociali e il loro comportamento?
Conclusione: Ripensare il nostro passato
La possibilità di una Lucy glabra ci ricorda ancora una volta che la scienza è un processo continuo di scoperta e revisione. Quello che oggi consideriamo un fatto assodato potrebbe essere messo in discussione domani da nuove evidenze.
Dobbiamo rimanere aperti alla possibilità che i nostri antenati fossero molto diversi da come li abbiamo immaginati. E in questo processo di riscoperta, potremmo anche imparare qualcosa di nuovo su noi stessi e sulla nostra relazione con il nostro corpo e la nostra natura.
L’articolo L’australopiteco Lucy era glabro? La scienza riscrive la nostra preistoria è tratto da Futuro Prossimo.
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