C’è una rivoluzione in corso nei bagni di tutto il mondo, e viene dal Sol Levante. Si chiama “bidet high-tech” ed è l’evoluzione smart e lussuosa del tradizionale WC giapponese con doccetta. Un concentrato di tecnologia e comfort che sta conquistando i cuori (e i sederi) di vip e consumatori di ogni latitudine, dagli Stati Uniti all’Europa.
Guidata da brand storici come TOTO, Panasonic e LIXIL, l’industria nipponica dei sanitari sta vivendo un boom di esportazioni senza precedenti, con vendite che volano grazie al passaparola delle star e alle nuove esigenze emerse con la pandemia. Ma trasformare il mondo da “terra di carta igienica” a “paradiso del lavaggio” non è stato facile. Ecco come hanno fatto.
Sol Levante, Water spruzzante
Il boom del WC giapponese parte da lontano, dagli anni ’80. È allora che TOTO, azienda pioniera del settore, lancia il primo bidet elettronico al mondo: il Washlet. Un nome che evoca una “rivoluzione globale dallo strofinare al lavare”, come recita il claim dell’azienda. Ma convincere gli occidentali a sostituire l’amata carta igienica con un getto d’acqua tecnologico non è una passeggiata. La definirei, con eleganza squisita, una guerra dei cessi.
All’inizio, TOTO fatica persino a piazzare fuori dalla sua patria le pubblicità del suo Washlet. D’altronde, parlare di bidet negli anni ’80 era come bestemmiare in chiesa: un tabù imbarazzante e un po’ osceno (tranne che da noi italiani). Ma i giapponesi non si arrendono e, water dopo water, iniziano a fare breccia nelle abitudini igieniche degli occidentali.
WC giapponese, da Cenerentola al Red Carpet
Il vero punto di svolta arriva negli ultimi anni, complice la pandemia con tutto il suo corredo di ossessioni per l’igiene. Sempre più turisti provano i wc giapponesi e i bidet high-tech negli aeroporti e nei bagni pubblici del Sol Levante, e ne rimangono folgorati. È l’inizio di un passaparola globale che dalle toilette nipponiche arriva perfino ai bagni delle star di Hollywood, che fanno a gara per accaparrarsi i modelli più evoluti (dietro compenso, forse).
Negli USA, vip del calibro di Drake e Kim Kardashian si lanciano in plateali gesti di amore fraterno e igiene condivisa suggerendo il wc giapponese. Il water con la doccetta è diventato il nuovo status symbol dei ricchi e famosi.
Getti personalizzati e comandi vocali: benvenuti nel water 2.0
Cosa rende il WC giapponese così irresistibile per i palati (anzi, per i fondoschiena) più esigenti? Basta dare un’occhiata alle caratteristiche dei modelli top di gamma per capirlo. Prendiamo il Numi 2.0 di Kohler, definito “il water più intelligente che esista”: non solo ha sedile riscaldato, deodorante automatico e coperchio a sensore di movimento, ma obbedisce persino ai comandi vocali grazie all’assistente virtuale integrato. “Alexa! Puliscimi il c**o!”.
E che dire dei getti oscillanti e pulsanti, regolabili in pressione e temperatura, e dell’asciugatura ad aria calda personalizzabile? Altro che doccetta da quattro soldi: qui siamo di fronte alla Rolls Royce dei sanitari, con tanto di telecomando e display touch. Certo, per portarsi a casa un gioiello del genere bisogna sborsare tra gli 8.500 e i 10.000 euro, contro i 500 di un bidet base. Ma in fondo, quanto vale la serenità del didietro?
Una fase dei rigidi controlli qualità di questi aggeggi infernali.
Wc giapponese: tirando le somme (e la catena)
Che vi piaccia o no, il futuro del wc di lusso parla giapponese e sembra inarrestabile. Sempre più consumatori si preparano a fare il grande salto dal “wipe” al “wash”. E chi ancora tentenna, viene spronato dai rivenditori con una frase profetica: “Potete sempre comprarlo in un secondo momento”. Come dire: il bidet sarà anche una questione di chiappe, ma prima o poi se lo ritroveranno tutte. Anche le vostre. Banzai!
L’articolo L’invasione del WC giapponese: perché i bidet hi-tech invaderanno il mondo è tratto da Futuro Prossimo.
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