Microplastiche, dall'aria al piatto: l'assalto alla catena alimentare Futuro Prossimo

Microplastiche, dall’aria al piatto: l’assalto alla catena alimentare Futuro Prossimo

Vi siete mai chiesti cosa c’è veramente nel vostro piatto? Oltre ai nutrienti che vi aspettate di trovare, state consumando un ingrediente indesiderato: le microplastiche. Questi minuscoli intrusi si sono infiltrati silenziosamente nella nostra catena alimentare, creando una rete di contaminazione che si estende dal più piccolo organismo marino fino alla nostra tavola.

La situazione è così seria che gli scienziati di tutto il mondo stanno suonando l’allarme. Dopo oltre due decenni di ricerche intensive, abbiamo finalmente una visione chiara della portata del problema. E credetemi, non è un quadro rassicurante. Ma prima di farvi prendere dal panico, respirate profondamente. C’è speranza, ma richiede un’azione immediata e coordinata a livello globale.

Un viaggio nel tempo: 20 anni di ricerca sulle microplastiche

Esattamente vent’anni fa, questo articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista Science ha aperto gli occhi del mondo scientifico su un problema fino ad allora ignorato: l’accumulo di minuscoli frammenti e fibre di plastica nell’ambiente. Questi piccoli invasori furono battezzati “microplastiche”, dando inizio a un intero campo di ricerca. Da allora, più di 7.000 studi hanno gettato luce sulla diffusione di queste particelle nell’ambiente, nella fauna selvatica e persino nel corpo umano.

Ma cosa abbiamo imparato in questi due decenni? Un gruppo internazionale di esperti ha recentemente fatto il punto della situazione in uno studio importantissimo che vi linko qui, e il quadro che emerge è tutt’altro che rassicurante. Le microplastiche sono ormai onnipresenti, accumulandosi persino nelle parti più remote del nostro pianeta. E non si tratta di un problema confinato all’ambiente: ci sono prove dei loro effetti tossici a ogni livello della catena alimentare, dagli insetti più piccoli fino ai predatori al vertice della piramide ecologica.

La catena alimentare sotto assedio

Le microplastiche non sono tutte uguali. Alcune vengono perfino aggiunte intenzionalmente ai prodotti, come le microsfere nei saponi per il viso. Altre sono il risultato involontario della degradazione di oggetti più grandi, come le fibre rilasciate quando laviamo una giacca in pile. Ma indipendentemente dalla loro origine, tutte finiscono per infiltrarsi nella catena alimentare.

Secondo Karen Raubenheimer, docente presso l’Università di Wollongong, le principali fonti di microplastiche includono:

Detergenti cosmetici;

Tessuti sintetici;

Pneumatici dei veicoli;

Fertilizzanti rivestiti di plastica;

Pellicole di plastica utilizzate come pacciame in agricoltura;

Corde e reti da pesca.

Ma quanto sono diffuse queste particelle? Le stime sono allarmanti. Uno studio del 2020 ha calcolato che tra 0,8 e 3 milioni di tonnellate di microplastiche entrano negli oceani della Terra ogni anno. E questo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg: un rapporto recente suggerisce che la dispersione nell’ambiente terrestre potrebbe essere da tre a dieci volte maggiore.

Karen Raubenheimer

Un futuro di plastica?

Se pensate che la situazione sia già grave, preparatevi: entro il 2040, il rilascio di microplastiche nell’ambiente potrebbe più che raddoppiare. E anche se domani smettessimo completamente di produrre plastica, il problema persisterebbe: i grandi oggetti di plastica già presenti nell’ambiente continueranno a degradarsi, rilasciando nuove microplastiche.

Le conseguenze per la fauna? Sono già visibili. Le microplastiche sono state rilevate in più di 1.300 specie animali, tra cui pesci, mammiferi, uccelli e insetti. Alcuni animali le scambiano per cibo e le ingeriscono, con conseguenze drammatiche come l’ostruzione intestinale. Ma il danno non si ferma qui: una volta all’interno degli organismi, le microplastiche rilasciano sostanze chimiche nocive, amplificando il loro impatto negativo, come detto, sulla catena alimentare.

Dall’ambiente alla tavola, la catena alimentare ha un punto d’arrivo: noi

E noi umani? Siamo davvero al sicuro? Purtroppo, la risposta è no. Le microplastiche sono state identificate nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo e nel cibo che mangiamo, inclusi ortaggi, frutti di mare, sale da tavola, miele, zucchero, birra e tè. A volte la contaminazione avviene direttamente nell’ambiente, altre volte è il risultato dei processi di lavorazione, confezionamento e manipolazione degli alimenti. Risultato? Uno studio stima che ciascuno di noi ingerisce in media ogni settimana l’equivalente in plastica di una carta di credito.

La ricerca ha fatto passi da gigante, permettendoci di identificare particelle sempre più piccole. Le microplastiche sono state trovate nei nostri polmoni, fegati, reni, sangue e organi riproduttivi. Hanno persino superato le barriere protettive, raggiungendo il cervello e il cuore. E mentre riusciamo a eliminarne alcune attraverso urina, feci e polmoni, molte persistono nel nostro corpo per lungo tempo.

Microplastiche

Verso un futuro più pulito

Di fronte a questa minaccia invisibile ma pervasiva, cosa possiamo fare? La preoccupazione pubblica sta crescendo, alimentata dalla consapevolezza che l’esposizione della catena alimentare alle microplastiche sarà probabilmente a lungo termine, dato che è quasi impossibile rimuoverle completamente dall’ambiente.

La buona notizia è che l’inquinamento da microplastiche è un problema creato dall’uomo (almeno su questo tema non ci sono negazionisti), e quindi può essere risolto dall’uomo. Alcuni paesi hanno già implementato leggi che regolano le microplastiche, ma non basta per affrontare la sfida a livello globale. Per questo è fondamentale il nuovo Trattato Globale sulla Plastica delle Nazioni Unite, la cui quinta tornata di negoziati inizierà a novembre.

Il trattato mira a ridurre la produzione globale di plastica, ma deve includere anche misure specifiche per ridurre le microplastiche. In ultima analisi, le plastiche devono essere riprogettate per prevenire il rilascio di microplastiche. E individui e comunità devono essere coinvolti per guidare il sostegno alle politiche governative.

Dopo 20 anni di ricerche sulle microplastiche, c’è ancora molto lavoro da fare. Ma abbiamo più che sufficienti prove per agire ora. La catena alimentare è sotto assedio, e solo un’azione coordinata e globale può proteggerla. Il futuro del nostro pianeta e della nostra salute dipende dalle scelte che faremo oggi. Siete pronti a fare la vostra parte?

L’articolo Microplastiche, dall’aria al piatto: l’assalto alla catena alimentare è tratto da Futuro Prossimo.

Ambiente, Microplastiche 

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