Per la prima volta nella storia, l’umanità ha tra le mani rocce provenienti dal lato nascosto della Luna. La missione cinese Chang’e-6 ha compiuto un’impresa che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza, riportando sulla Terra campioni di un territorio lunare mai esplorato prima. Cosa possono dirci queste rocce lunari sulla storia del nostro satellite e dell’intero sistema solare?
Un atterraggio storico
Oggi 25 giugno 2024, alle 14:07 ora di Pechino, la capsula di rientro della missione Chang’e-6 è atterrata nelle praterie di Siziwang Banner, nella regione autonoma cinese della Mongolia Interna. Con questo rientro sulla Terra si è concluso un viaggio epico iniziato il 3 maggio, quando la sonda è stata lanciata verso la Luna.
Il prezioso carico
La capsula rientrata oggi contiene fino a due chilogrammi di rocce lunari, raccolte dal bacino più antico della Luna, il South Pole-Aitken (SPA). Non sono semplici sassi spaziali: rappresentano un tesoro scientifico inestimabile, i primi campioni mai prelevati dal lato nascosto della Luna.
Perché queste rocce sono così importanti? Yang Wei, geochimico dell’Istituto di Geologia e Geofisica di Pechino, lo sottolinea con semplicità disarmante: “Saranno diverse da tutte le rocce lunari precedentemente raccolte dagli Stati Uniti, dall’Unione Sovietica e dalla Cina, che provenivano dal lato visibile della Luna”. Non fa una piega: le aspettative sono altissime, e per buone ragioni.
Rocce lunari dal ‘lato oscuro’, c’è tanto da sapere
Il lato nascosto della Luna ha sempre affascinato scienziati e sognatori. Ora, per la prima volta, abbiamo la possibilità di studiare direttamente la sua composizione. Queste rocce potrebbero aiutarci a comprendere:
Perché i due lati della Luna sono così diversi;
La composizione delle strutture lunari più profonde;
Quando si è formato il bacino SPA, uno dei più antichi crateri conosciuti nel sistema solare.
La sonda Chang’e-6 sul suolo lunare con il suo braccio robotico.
Un esempio (teniamocelo caro) di cooperazione
Sebbene guidata dalla Cina, la missione Chang’e-6 ha visto una bella partecipazione internazionale. La sonda ha trasportato strumenti dell’Agenzia Spaziale Europea, mostrando come l’esplorazione spaziale possa unire nazioni diverse in uno sforzo comune.
Jonathan McDowell, astronomo del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian, sottolinea anche l’importanza tecnica di questa missione: “La capacità della Cina di effettuare missioni altamente complesse a distanza lunare è solida”. Le tecnologie sviluppate per questa missione, dice, saranno cruciali per future missioni lunari con equipaggio.
Dalle rocce lunari in poi: il futuro dell’esplorazione lunare
Non è una “vittoria” per la Cina, ma un passo avanti per tutta l’umanità. Namrata Goswami, ricercatrice presso l’Università statale dell’Arizona, suggerisce che la Cina potrebbe realisticamente trainare la prima presenza umana permanente sulla Luna entro la metà degli anni ’30.
Chang’e-6 è solo l’inizio. La Cina sta già sviluppando le missioni Chang’e-7 e Chang’e-8, previste per il 2026 e il 2028. Missioni che cercheranno acqua ghiacciata vicino al polo sud lunare, un elemento cruciale per stabilire avamposto lunare.
In sintesi
Con l’arrivo di queste rocce lunari sulla Terra si apre un nuovo entusiasmante capitolo nell’esplorazione spaziale. Gli scienziati si preparano ad analizzare questi preziosi campioni, e io non vedo l’ora di saperne di più.
Sono finestre sul nostro passato cosmico, e in fondo anche sul nostro futuro cosmico: potrebbero aiutarci a comprendere meglio non solo la Luna, ma anche la Terra e la formazione del nostro sistema solare.
Stiamo a vedere!
L’articolo Missione Chang’e-6: le prime rocce lunari del lato nascosto sono sulla Terra è tratto da Futuro Prossimo.
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