La filosofia e l’intelligenza artificiale potrebbero sembrare due mondi distanti: uno antico e contemplativo, l’altro all’avanguardia e in rapida evoluzione. Eppure, mentre ci addentriamo sempre più nell’era dell’IA, diventa chiaro che queste due discipline sono inestricabilmente legate.
Dal contributo fondamentale della logica filosofica agli albori dell’IA, fino alle questioni etiche che oggi ci troviamo ad affrontare, il pensiero filosofico si rivela un faro indispensabile per navigare le acque inesplorate del futuro tecnologico. Non ci credete? Ora provo a spiegarmi meglio, e per rendervi l’idea “puntello” qua e là il discorso con immagini di statue dei grandi pensatori ritratti in pose moderne, con tanto di t-shirt. Naturalmente, create con l’IA.
Bertrand Russell. Ha influenzato lo sviluppo dell’IA con la logica del Principia Mathematica.
L’IA nasce proprio dalla filosofia
L’intelligenza artificiale, nonostante la sua apparente modernità, affonda pienamente le sue radici nel pensiero filosofico. Uno dei primi successi dell’IA, il programma Logic Theorist del 1956, si basava sui principi logici sviluppati dai filosofi Alfred North Whitehead e Bertrand Russell nel loro monumentale Principia Mathematica. Questo legame tra filosofia e IA non è casuale, ma riflette una profonda connessione tra il pensiero astratto e la sua implementazione pratica.
La filosofia ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo dell’IA fin dai suoi esordi. I concetti di logica formale, sviluppati da filosofi come Gottlob Frege, hanno posto le basi per i linguaggi di programmazione moderni.
Il contributo di Frege alla logica moderna, con l’introduzione di variabili quantificabili, ha aperto la strada a sistemi di ragionamento più sofisticati, essenziali per lo sviluppo dell’IA. Altri filosofi e logici come Kurt Gödel e Alfred Tarski hanno ulteriormente arricchito questo campo con i loro teoremi sulla completezza, incompletezza e la definizione di verità nei sistemi formali.
Kurt Gödel. Ha influenzato lo sviluppo dell’IA con i suoi teoremi sull’incompletezza e la logica formale.
Il linguaggio e l’IA: altro (fortissimo) legame filosofico
Un aspetto particolarmente interessante è come le intuizioni filosofiche sul linguaggio abbiano influenzato lo sviluppo dei modelli linguistici dell’IA. Il filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein, con la sua idea che “il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio”, ha letteralmente anticipato l’approccio statistico dei moderni modelli linguistici come ChatGPT.
E che dire degli aspetti etici? Man mano che l’IA diventa più sofisticata e pervasiva, emergono nuove questioni che richiedono una riflessione approfondita. Come possiamo garantire che i sistemi di IA prendano decisioni etiche? Quali sono i limiti morali dell’automazione? Solo la filosofia offre strumenti concettuali per affrontare queste domande complesse.
Per questo non è un caso che OpenAI abbia creato una squadra dedicata all’allineamento dei valori dell’IA con quelli umani. Non si tratta solo di questioni tecniche, ma filosofiche. Questioni che richiedono una riflessione sulla natura dei valori umani e su come possano essere tradotti in sistemi artificiali.
La coscienza artificiale: un enigma filosofico
Uno dei dibattiti più accesi nel campo dell’IA riguarda la possibilità di una coscienza artificiale. Questa questione, che una volta apparteneva al dominio della fantascienza, è ora al centro di serie discussioni scientifiche e filosofiche.
La coscienza rimane uno dei problemi più difficili delle neuroscienze. Applicare questo concetto all’IA solleva nuove domande sulla natura della coscienza stessa.
Creatività e IA: una sfida filosofica
La questione della creatività nell’IA è un altro campo in cui la filosofia gioca un ruolo cruciale. La filosofa e scienziata cognitiva britannica Margaret Boden ha scritto un saggio splendido sull’intelligenza artificiale, che vi consiglio di leggere.
Nel suo lavoro la Boden ha esplorato a fondo questo tema, sostenendo che l’IA può produrre anche nuove idee, ma potrebbe faticare a valutarle come fanno gli esseri umani creativi. Altri interrogativi urgenti e profondi sulla natura della creatività e dell’intelligenza.
Ludwig Wittgenstein. con la sua idea che “il significato di una parola è il suo uso nel linguaggio”, ha letteralmente anticipato l’approccio statistico dei moderni modelli linguistici come ChatGPT.
Il futuro della filosofia nell’era dell’IA
Occhio a considerare le due discipline come lontane anche sul piano della dinamica. L’intelligenza artificiale continua a evolversi, ma anche la filosofia si sta adattando: proprio in questo senso la stessa IA sta diventando un potente catalizzatore.
Emergono nuovi campi di studio, come la “filosofia computazionale”, che utilizza strumenti di IA per esplorare questioni filosofiche. Progetti come PolyGraphs, che simula la condivisione di informazioni sui social media, mostrano come l’IA possa essere utilizzata per affrontare quesiti “universali” in modo nuovo.
Una evoluzione che richiama alla mente la visione del filosofo Gottfried Leibniz, che nel XVII secolo immaginava un “calculus ratiocinator”, una macchina calcolatrice che avrebbe potuto aiutarci a derivare risposte a domande filosofiche e scientifiche. Ci arriveremo?
La grande sinergia con la tecnologia
In sintesi, ce lo siamo detti: esiste una relazione tra filosofia e IA. E questa relazione non è a senso unico. Mentre la filosofia aiuta a guidare lo sviluppo etico dell’IA, la tecnologia offre nuovi strumenti per esplorare questioni filosofiche.
È una sinergia, questa, che promette di arricchire entrambi i campi portando a una comprensione più profonda della mente umana, dell’intelligenza artificiale e dei meccanismi sociali che guideranno il futuro.
Penso alla governance, ad esempio.
Il giurista e autore britannico Jamie Susskind ha proposto l’idea di costruire una “repubblica digitale”, che ripensa fondamentalmente il sistema politico ed economico che ha dato alle aziende tecnologiche così tanta influenza e rischia di farci scivolare in un neo feudalesimo privato e digitale.
Anche le teorie e le ricerche sui cosiddetti sistemi di “Super democrazia” sono parte del quadro.
Studiate la filosofia: sarete le nuove guide nel futuro dell’IA
Gottfried Leibniz. Nel XVII secolo immaginava una macchina calcolatrice che ci avrebbe aiutato a rispondere alle nostre domande esistenziali e scientifiche.
La filosofia, amigos. Non è retorica umanista, credetemi. La filosofia sarà uno strumento maledettamente pratico nel futuro che ci aspetta, come e più della sociologia, che pure sarà cruciale. Lungi dall’essere un relitto del passato, la filosofia si rivelerà essere una bussola indispensabile per navigare le acque inesplorate dell’intelligenza artificiale.
Vedrete. Da Aristotele a Turing, da Frege a Boden, il pensiero filosofico nutrirà, informerà e guiderà lo sviluppo dell’IA. E ci offrirà gli strumenti concettuali per creare un futuro che sia non solo tecnologicamente avanzato, ma anche eticamente solido e profondamente umano. Studiatela!
L’articolo Perché la filosofia nell’era dell’IA è assolutamente indispensabile è tratto da Futuro Prossimo.
Previsioni, Società, filosofia., intelligenza artificiale