Perché le femmine vivono più a lungo, il Killifish ha la risposta Futuro Prossimo

Perché le femmine vivono più a lungo, il Killifish ha la risposta Futuro Prossimo

Il killifish emerald, un piccolo pesce d’acqua dolce con la più breve durata di vita tra i vertebrati, potrebbe diventare un improbabile protagonista nella ricerca sulla longevità. Un team di scienziati giapponesi ha fatto una scoperta che potrebbe aiutarci a capire uno dei più grandi misteri della biologia: perché le femmine vivono più a lungo dei maschi?

La risposta, sorprendentemente, sembra risiedere nelle cellule germinali, quelle stesse cellule destinate a diventare ovuli e spermatozoi. Rimuovendo queste cellule, i ricercatori hanno osservato effetti opposti sulla longevità di maschi e femmine, aprendo nuove affascinanti prospettive per la ricerca sull’invecchiamento. Guardiamo da vicino.

Il killifish emerald: un modello per studiare l’invecchiamento

Il killifish emerald (Nothobranchius furzeri) è un piccolo pesce d’acqua dolce originario dell’Africa orientale. Ciò che rende questo animale particolarmente interessante per i ricercatori è la sua straordinaria brevità di vita: il killifish raggiunge la maturità sessuale in sole due settimane e vive per pochi mesi, il che lo rende il vertebrato con la più breve durata di vita conosciuta.

Questa caratteristica lo rende un modello ideale per studiare i fattori che influenzano la longevità. Perché? Semplice: gli effetti di qualsiasi intervento possono essere osservati in tempi molto brevi.

Il ruolo chiave delle cellule germinali nella longevità

Nello studio, pubblicato sulla rivista Science Advances (ve lo linko qui), i ricercatori giapponesi hanno dimostrato per la prima volta nei vertebrati che le cellule germinali, ovvero le cellule che danno origine a ovuli e spermatozoi, possono influenzare in modo significativo la durata della vita. Per farlo, hanno utilizzato tecniche di ingegneria genetica per rimuovere le cellule germinali nei killifish emerald, osservando poi gli effetti sulla longevità.

I risultati sono stati sorprendenti. Mentre nei maschi la rimozione delle cellule germinali ha portato a un aumento della durata della vita del 13%, nelle femmine ha causato una diminuzione del 10%. In altre parole, la presenza o l’assenza di cellule germinali ha avuto effetti opposti sulla longevità dei due sessi, eliminando di fatto la differenza di durata della vita tra maschi e femmine.

Killifish

Ormoni e invecchiamento: il ruolo di estrogeni e vitamina D

Per capire meglio i meccanismi alla base di questi effetti, i ricercatori hanno analizzato i cambiamenti ormonali nei killifish dopo la rimozione delle cellule germinali. Hanno scoperto che nelle femmine, la diminuzione dei livelli di estrogeni ha portato a un aumento dello stress cellulare e a segni di invecchiamento accelerato. Al contrario, nei maschi la rimozione delle cellule germinali ha portato a un miglioramento di molti fattori. Su tutti, la rigenerazione muscolare, della salute della pelle e della densità ossea, probabilmente grazie a un aumento del segnale della vitamina D.

Incuriositi da questa associazione tra vitamina D e longevità, i ricercatori hanno condotto ulteriori esperimenti somministrando vitamina D ai killifish. I risultati hanno mostrato un aumento della durata della vita del 21% nei maschi e del 7% nelle femmine. Il dato suggerisce che il segnale della vitamina D potrebbe avere effetti benefici sulla salute di tutto l’organismo.

Killifish, implicazioni per la ricerca sull’invecchiamento negli esseri umani

Sebbene questi risultati siano stati ottenuti in un piccolo pesce, i ricercatori ritengono che possano avere implicazioni anche per la comprensione dell’invecchiamento in altri vertebrati, inclusi gli esseri umani.

In media, le donne vivono circa il 5% in più rispetto agli uomini a livello globale. Certo, sono molti i fattori ambientali e di stile di vita che contribuiscono a questa differenza, è possibile che anche fattori biologici intrinsechi, come quelli legati alle cellule germinali, possano giocare un ruolo.

Ulteriori ricerche saranno necessarie per esplorare questi meccanismi in altri modelli vertebrati e, eventualmente, negli esseri umani. Capire come le cellule germinali comunicano con i tessuti somatici per regolare la crescita e l’invecchiamento potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per migliorare la durata e la qualità della vita.

Un paradosso sorprendente e quasi poetico: un essere che vive così poco, potrebbe farci vivere molto di più.

L’articolo Perché le femmine vivono più a lungo, il Killifish ha la risposta è tratto da Futuro Prossimo.

Medicina, longevità 

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