Quanto costerà a Meta la verità scomoda di un'ex dipendente? Futuro Prossimo

Quanto costerà a Meta la verità scomoda di un’ex dipendente? Futuro Prossimo

Quante volte avete sentito parlare dell’effetto Streisand? È quel fenomeno per cui tentare di censurare un’informazione ne amplifica esponenzialmente la diffusione. Meta sta imparando questa lezione nel modo più duro possibile. Il colosso dei social media è impegnato in una battaglia legale per mettere a tacere il libro scandalo di Sarah Wynn-Williams, ex direttrice delle politiche aziendali e autrice di “Careless People”, un memoriale che racconta la sua esperienza all’interno dell’azienda.

La strategia, come avrete capito, sta ottenendo l’effetto opposto: il libro scandalo è balzato in cima alle classifiche dei bestseller e ora ha attirato l’attenzione del Congresso americano, del Parlamento britannico e di quello europeo. Le rivelazioni sulla presunta collaborazione di Meta con il Partito Comunista Cinese, lo sfruttamento delle adolescenti emotivamente vulnerabili e la condotta dell’azienda durante l’arbitrato stesso hanno trasformato quella che doveva essere una controversia interna in un caso internazionale. E il momento non potrebbe essere peggiore per Zuckerberg.

Il bavaglio che amplifica la voce

Gli avvocati della Wynn-Williams hanno presentato una mozione d’emergenza per respingere l’ordine di bavaglio che Meta ha ottenuto tramite un arbitro. Ho dato un’occhiata a una copia della mozione, e sostiene che l’accordo “di non denigrazione” che ha firmato quando ha lasciato l’azienda non è applicabile, mentre Meta l’ha usato come base legale per impedirle di parlare del libro scandalo.

Mi fa sorridere (amaramente) l’ingenuità di chi ancora crede che nell’era digitale si possa davvero mettere a tacere qualcuno. È come tentare di trattenere l’acqua con le mani: più stringi, più sfugge tra le dita.

E ora?

Libro scandalo: tempismo perfetto (o terribile, dipende dalla prospettiva)

L’impegno di Facebook per operare in Cina, vecchio di un decennio, era già stato ampiamente documentato all’epoca. Ricordate quando Mark Zuckerberg stava imparando a parlare mandarino e faceva jogging in Piazza Tienanmen? Qualunque sia il motivo per cui la Wynn-Williams ha rispolverato questa storia ora, il suo tempismo è certamente “perfetto”, per certi versi.

I membri del Congresso degli Stati Uniti, del Parlamento del Regno Unito e del Parlamento dell’Unione Europea hanno chiesto di parlare con la signora Wynn-Williams sulle questioni di interesse pubblico sollevate nel suo memoir.

Zuckerberg sta riorientando la sua azienda per allinearsi politicamente con l’amministrazione Trump e fa regolari visite alla Casa Bianca per discutere di “leadership tecnologica americana”.

Se io volessi mettere un bastone tra le ruote in queste conversazioni, soprattutto ora che DeepSeek ha ridefinito il dibattito su come gli Stati Uniti dovrebbero affrontare la corsa agli armamenti dell’IA con la Cina, rispolvererei il fatto che Zuckerberg era disposto a censurare per conto del Partito Comunista Cinese. (In quella che sono sicuro sia un’altra coincidenza di tempismo, Meta si difenderà il mese prossimo contro il governo USA che vuole “spacchettarla”).

Dopotutto (spoiler: sto per fare dietrologia) Meta è pur sempre l’azienda che ha bannato Trump da tutti i suoi social. E, sempre dopotutto, la vendetta è un piatto che si serve freddo.

Tra verità e finzione

Non sono propriamente un groupie di Zuckerberg, ma non bisogna ignorare, anche alla luce di quanto detto prima, che molte delle critiche a “Careless People” da parte di ex dipendenti di Meta si concentrino su dettagli che sostengono essere distorti, o addirittura totalmente inventati.

Katie Harbath, una delle prime leader delle policy di Facebook (anche lei con un suo libro scandalo in arrivo) scrive della Wynn-Williams: “il suo libro contiene frammenti di verità, è pieno di inesattezze fattuali, esagerazioni e omissioni, incluse cose che scrive su di me e sul lavoro del mio team sulle elezioni (anche se non siamo mai nominati direttamente).”

Anche altri ex dipendenti di Meta hanno contestato la narrazione della Wynn-Williams. Dex Hunter-Torricke, ex responsabile delle comunicazioni esecutive di Facebook, contesta la sua descrizione di una situazione vissuta con Mark Zuckerberg durante un viaggio di lavoro in Indonesia. E Gary Briggs, ex CMO di Facebook, scrive su Threads che la Wynn-Williams ha inventato dettagli su una sessione di karaoke a cui era presente sul jet privato di Zuckerberg.

Libro scandalo, il test definitivo

In definitiva, “Careless People” è un test per capire cosa pensate di Meta. Per molti, il libro scandalo conferma solo la convinzione che i leader dell’azienda siano capitalisti spietati e immorali. Per altri, è un attacco che piega la realtà per rafforzare una narrazione interessata (a cosa? A parte i guadagni, intendo).

Ciò che è certo è che, tentando di mettere a tacere la Wynn-Williams, Meta ha solo amplificato la sua voce. Il portavoce di Meta, Andy Stone, dice che l’azienda “non ha intenzione di interferire con i diritti di nessuno previsti dalla legge”. Un’affermazione che suona piuttosto ironica, considerando gli sforzi dell’azienda per mettere il bavaglio alla sua ex dipendente (e per sua ammissione, a milioni di utenti del social negli ultimi anni).

Se dovessi scommettere, direi che sentiremo ancora parlare della Wynn-Williams ora che i legislatori si sono interessati alla sua storia. E Meta potrebbe scoprire che il costo della verità, o almeno della versione della verità di un’ex dipendente scontenta, è molto più alto di quanto avesse previsto.

L’articolo Quanto costerà a Meta la verità scomoda di un’ex dipendente? è tratto da Futuro Prossimo.

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