A volte le circostanze più difficili nascondono benefici inaspettati. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato su Science (ve lo linko qui) che ha analizzato gli effetti del razionamento dello zucchero durante la Seconda Guerra Mondiale nel Regno Unito: quella che sembrava una privazione si è rivelata un involontario esperimento di salute pubblica, con risultati sorprendenti che potrebbero influenzare le nostre scelte alimentari oggi.
Un esperimento involontario di salute pubblica
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Regno Unito dovette imporre severe restrizioni sui consumi, compreso il razionamento dello zucchero. Quello che all’epoca sembrava solo un sacrificio necessario si è rivelato, decenni dopo, un interessante caso di studio sulla salute pubblica.
I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 60.000 persone attraverso il database UK Biobank, confrontando la salute di chi è nato durante il periodo del razionamento (1951-1954) con quella di chi è nato dopo (1954-1956). Lo studio ha rivelato risultati sorprendenti: la generazione cresciuta con meno zucchero ha sviluppato significativamente meno malattie croniche in età adulta.

I numeri parlano chiaro
Le cifre sono impressionanti: chi è stato esposto al razionamento dello zucchero nei primi mesi di vita ha mostrato una riduzione del 35% del rischio di diabete di tipo 2 e del 20% del rischio di ipertensione. Non solo: l’insorgenza di queste malattie è stata ritardata in media di 4 anni per il diabete e 2 anni per l’ipertensione. I benefici sono stati particolarmente evidenti quando la restrizione di zucchero è durata oltre i 6 mesi di età.
Interessante notare che anche l’esposizione al razionamento solo durante la gravidanza ha portato a benefici significativi, rappresentando circa un terzo della riduzione totale del rischio.
Razionamento dello zucchero e salute: effetto più marcato nelle donne
Lo studio ha rivelato un dato interessante: le donne hanno mostrato benefici maggiori rispetto agli uomini, specialmente nella riduzione del rischio di diabete. Questo suggerisce una possibile differenza di genere nella risposta metabolica all’esposizione precoce allo zucchero.
I ricercatori hanno controllato numerosi fattori, tra cui il mese di nascita, l’anno del sondaggio, il luogo di nascita, il sesso, la razza e la storia familiare di malattie cardiovascolari o diabete, per assicurarsi che i risultati fossero specificamente legati al consumo di zucchero. La ricerca è stata supportata dal National Institute on Aging degli Stati Uniti, conferendo ulteriore credibilità ai risultati ottenuti.
Lezioni per il futuro
Cosa possiamo imparare da questo esperimento involontario della storia? Anzitutto che le linee guida attuali sulla restrizione dello zucchero durante la gravidanza e la prima infanzia trovano una forte conferma in questi risultati storici. La riduzione dell’apporto di zuccheri nei primi mesi di vita potrebbe rappresentare una strategia preventiva efficace per le future generazioni. E poi, aggiungerei, c’è da imparare che non serve una guerra per ridurre il consumo di zucchero. Oggi abbiamo alternative interessanti come l’allulosio, un dolcificante naturale con un gusto molto simile allo zucchero ma con un impatto minimo sulla glicemia.
Un “nuovo razionamento”, questa volta volontario e consapevole, potrebbe aiutarci a costruire un futuro più dolce senza dover attendere che siano amare circostanze esterne a imporlo.
L’articolo Sani per caso: dal razionamento dello zucchero generazioni migliori è tratto da Futuro Prossimo.
Medicina, zucchero