A quanto pare, qualcuno ci ha scodellato una nuova opportunità, dopo averla covata. Un team di ricercatori del Trinity College di Dublino ha scoperto un legame sorprendente tra questi le uova e un futuro più sostenibile. Eh? Che vuol dire? Ve lo dico testè. Il loro ultimo studio (ve lo linko qui) rivela come i gusci d’uovo, un rifiuto comune in cucina, possano diventare una risorsa preziosa per l’estrazione nientemeno che di elementi delle terre rare, cruciali per lo sviluppo di tecnologie verdi.
Terre rare, chiave per un domani sostenibile
Gli elementi delle terre rare (REE) sono i protagonisti nascosti della nostra transizione verso un’energia più pulita. Nonostante il loro nome possa trarre in inganno, questi elementi non sono affatto rari. Il vero ostacolo risiede nella loro estrazione e separazione: processi costosi, energivori e ad alto impatto ambientale. Eppure, senza di essi, componenti essenziali di veicoli ibridi, elettrici e turbine eoliche rimarrebbero solo un miraggio.
Per questo è di assoluto rilievo lo studio pioneristico del Trinity College. I ricercatori hanno testato un processo semplice ed economico per recuperare gli elementi delle terre rare, con un materiale di scarto comune: i gusci d’uovo. Hanno immerso questi gusci in soluzioni contenenti REE, riscaldandoli a temperature variabili per un periodo fino a tre mesi. I risultati sono stati sorprendenti.
Immagine composita mediante microscopia e spettroscopia ad alta risoluzione che mostra i processi di assorbimento e sostituzione degli elementi delle terre rare (REE) nel guscio d’uovo. Immagine: Trinity College di Dublino/Università di Dublino
Una danza di diffusione e trasformazione
Gli elementi delle terre rare hanno iniziato una vera e propria danza molecolare, diffondendosi nei gusci d’uovo lungo i confini del carbonato di calcio (calcite) e della matrice organica. Man mano che la temperatura saliva, nuovi minerali hanno preso forma sulla superficie del guscio. A 90 °C, la kozoite è emersa sulla calcite in dissoluzione. A temperature più elevate, la calcite si è completamente dissolta, cedendo il passo a una kozoite policristallina. E a 205 °C, la kozoite stessa ha iniziato a trasformarsi lentamente in bastnäsite, il minerale di terre rare comunemente utilizzato per applicazioni tecnologiche.
Questo processo, apparentemente semplice, potrebbe avere un impatto profondo sul nostro cammino verso un futuro più verde. Come sottolinea Remi Rateau, autore principale dello studio, questa ricerca offre una soluzione sostenibile al problema del recupero degli elementi delle terre rare, allineandosi ai principi dell’economia circolare e della valorizzazione dei rifiuti.
Trasformare gli scarti in terre rare
In un mondo che consuma risorse a ritmi vertiginosi, il concetto di rifiuto sta subendo una metamorfosi. Ciò che una volta era scartato, oggi può diventare un tesoro inestimabile. I gusci d’uovo, che spesso finiscono nella spazzatura dopo aver accolto il nostro pasto, potrebbero diventare la chiave per sbloccare un futuro più sostenibile. Ne abbiamo già parlato a proposito di un progetto che li trasforma in ottimi imballaggi. Oggi, la ricerca del Trinity College ci ricorda che le soluzioni ai nostri problemi più pressanti possono celarsi nei luoghi più impensati. Trasformando uno scarto alimentare in una risorsa preziosa, questi ricercatori hanno gettato le basi per un approccio più armonioso allo sviluppo tecnologico, un approccio in cui innovazione e rispetto per l’ambiente possano coesistere.
Ogni passo conta, in questa transizione. E se questo passo inizia dalla nostra tavola, con un semplice guscio d’uovo, forse il futuro che ci attende è più luminoso di quanto pensiamo. Perché a volte, sono le soluzioni più umili e inaspettate a portarci verso i traguardi più grandi, un guscio alla volta.
L’articolo Terre rare grazie ai gusci d’uovo? Sorprendente studio irlandese è tratto da Futuro Prossimo.
Ambiente, terre rare